Trepuzzi (Le) – A cimentarsi nelle raccapriccianti descrizioni degli “sgraditi inquilini” che hanno invaso le loro abitazioni sono proprio loro: i trepuzzini vittime del problema ed esasperati da una situazione che ogni anno si ripete senza tregua. Ogni estate, infatti, le loro case si trasformano in vere e proprie prigioni.
L’intervento di disinfestazione previsto appositamente dovrebbe essere composto da più fasi che comprendono l’ispezione, il trattamento, il successivo monitoraggio (con l’uso di trappole) e, infine, un secondo trattamento eradicante, a distanza di 3 settimane, per colpire le neanidi nate dalle ovature.
Ma così non è: come è possibile osservare passeggiando per le strade del paese, si è pensato bene di ricorrere ad un “rimedio della nonna” a base di tombini cosparsi di calce. Lo scorso anno l’Assessore all’ambiente Carlo Piccinno si è dimostrato sensibile alla disperata situazione, con interventi tempestivi e dai benefici immediati.
Ad oggi, ad un anno di distanza, i cittadini sono costretti a sostenere spese ingenti per interventi di disinfestazione privata. E intanto, mentre le persone “normali” prima di andare a dormire lavano i denti e leggono un buon libro, i poveri abitanti dei raduni di scarafaggi, si assicurano di aver “tappato” per bene i tubi di vasche, lavandini, docce, vedendosi costretti a ricoprire persino i condizionatori con reti “contenitive” che si trasformano in veri cimiteri di blatte nell’arco di sole 24 ore. Le vittime più anziane, lo confessano i loro figli in un misto di rassegnazione e rabbia, sono persino arrivate ad assumere dei tranquillanti o antidepressivi, dopo episodi di risvegli traumatici con accanto o addosso uno degli sgraditi ospiti. Coppie di giovani sposi o conviventi, ingenui affittuari nelle zone appestate, raccontano le loro notti insonni al sol pensiero di rivedere, com’era già accaduto, scarafaggi nelle tazze da colazione, tra i piatti della credenza e persino tra i cuscini del divano.
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Insomma, un vero e proprio incubo al limite della crisi di nervi, poiché oltre ad essere vettori di possibili virus, batteri, protozoi, nematodi e cestodi a loro volta responsabili di affezioni più o meno gravi, gli animali in questione sono in grado di rifugiarsi, insinuarsi dalle fessure e volare in men che non si dica. La caccia alla blatta diventa, così, il macabro sport del momento. E il malcontento cittadino si trasforma in polemica: si parla, così, di un’amministrazione troppo concentrata sulla località marina nella quale convoglia l’esodo cittadino in estate, e troppo dimentica dei reduci e malcapitati trepuzzini che non dispongono di una residenza estiva a Casalabate. Si, perché mentre lì la civiltà procede a passo di gigante tra inaugurazioni di nuove attività, servizio navetta, rifacimento del manto stradale e dei servizi in spiaggia, pista ciclabile e servizio postale…qui l’involuzione sembra procedere altrettanto rapidamente.
In attesa di una risposta delle autorità competenti in materia, ai Trepuzzini non resta che sperare che anche questa storia, come quella raccontata da Franz Kafka, possa diventare quella di una significativa metamorfosi: da paese appestato, a paese pulito e civilizzato.
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