Va in scena – “L’esecuzione” (2020)

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Avvolto all’inizio in una nube di mistero l’atto del “L’esecuzione”, un’opera filmata e diretta da Riccardo D’Alessandro, apre lo scenario del fenomeno storico della cronaca nera. E’ la prima immagine pietrificata di Valeria, la cui interprete è Francesca Antonaci, in arte Gegia, che, contrariamente al suo noto ruolo comico, si presenta ora in una veste tristemente drammatica nel cortometraggio coprodotto con il fratello Antonio, medico.

L’opera cinematografica, premiata a Rai Cinema e al Festival di Venezia, mostra gli effetti dello scorrere del tempo odierno, inesorabile con le sue vittime ancorate invece ad un vecchio mondo fermo. Il tutto si sostanzia nella disperazione della protagonista che dopo venticinque anni di certosina fedeltà, per così dire, al suo lavoro si vede mettere alla porta, a causa della sua inabilità a destreggiarsi nel villaggio globale. A questa si sommano altre disavventure fino a quando la disillusione diventa disperazione  permeando  la sua vita in toto, coinvolgendo anche la sua incontestata dimensione affettiva. Ciò porta la donna a farsi giustizia da sola, dando così  fuoco alle polveri, nel senso letterale, dopo un corso di tiro a segno.

L’unica figura umana incontrata è quella del commissario, interpretato da Gigi Misefferi che accoglie i silenzi impenetrabili a cui ella resta condannata in seguito a tre crimini condotti con premeditazione. I “responsabili” e “colpevoli” di aver gettato nella zona d’ombra Valeria appaiono a loro volta nel loro grigiore non stagliandosi dallo sfondo, occupato tutto  invece dal sentimento  dell’abbandono, della sconfitta, del vuoto e del fallimento della donna finita. Il dramma viene espresso nel tubo catodico con il sottofondo del ventenne musicista Pietro Antonaci, che mette fine alla storia criminale di Valeria con la compagnia di una sola sigaretta, ritmata in musica con “Non ti ho realmente mai amata”.