Angelo Filomeno: in nomen omen

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Lecce – Il MUST, Museo Storico della città di Lecce, in collaborazione con il laboratorio TASC – Territorio, Arti Visive e Storia dell’Arte Contemporanea del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, presenta l’Antologica “Angelo Filomeno. Works. New Millennium”.

Inaugurata Giovedì 29 Giugno sarà aperta al pubblico fino al 22 Ottobre 2023. La mostra ideata dall’arch. Claudia Branca, Direttrice del MUST, è curata dal prof. Massimo Guastella, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università del Salento. L’esposizione ripercorre la produzione artistica di Filomeno, che dal 2001 ha elaborato un codice identitario ben distinguibile, elaborando le sue “opere ricamate” grazie all’abilità ed alla consolidata tecnica acquisita nel tempo e messa in atto con la sua storica macchina da cucire Singer.

Si compone di circa sessanta opere, tra disegni, opere plastiche, installazioni, acquerelli e ricami, in prevalenza su tessuti, seta shantung, juta, denim, con l’utilizzo anche di fili metallici, perline e cristalli Swarovski. La mostra, posta al pian terreno del museo, ha un suo itinerario filologico e parte da un tappeto del 1994, che Filomeno ha realizzato insieme alla sorella Marilina. La passione del cucire a macchina e ricamare gli è stata tramandata dalla madre, sarta di professione, che come avveniva all’epoca, a soli sette anni lo manda “ad imparare il mestiere” presso la bottega del sarto Roberto De Pasquale. Angelo Filomeno studia Pittura col prof. Alfonso Siano all’Accademia di Lecce, poi, si trasferisce a Milano, dove acquisisce maggiore competenza sartoriale. Nel 1992 è a New York come costumista teatrale e qui, nel 2001, realizza il suo primo quadro ricamato “You in the universe”, un’opera in seta shantung rossa.

Le forme che Filomeno ricama sono macabre: teschi e figure scheletriche, insetti, maschere tribali, elementi che rimandano alla morte e che oscillano tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Raccontano di solitudini e superstizioni, con l’eleganza e la raffinatezza di un’arte che nasce dai popoli persiani, babilonesi, frigi e si diffonde grazie ai fenici in Grecia e Italia. Ricordiamo che per molto tempo fu prerogativa dei maschi e poi insegnata alle nobildonne come passatempo e alle suore che ne fecero un lavoro. I primi libri di ricamo pubblicati risalgono al’500 come quello di P: Alex Paganino “IL Burato”.

Filomeno nel 2009 con “Days of Pains” narra il dolore attraverso la realizzazione di maschere. Del 2010 è la scultura in bronzo “Dream of essence”, un teschio con zanne appuntite, sulla sommità del quale è piantato un paletto di quarzo dal colore grigio scuro. La pandemia però, segna una cesura tra il prima e il dopo, infatti, l’artista si libera dei mostri e tratta nuove tematiche. Le opere “Black Sea” del 2020 e “The Tempest” del 2020-2021 ad esempio, parlano di crisi climatica e di problemi ambientali, come pure “Blu Iceberg”, che si distingue anche per le piccole dimensioni. Un’intera sala è dedicata alla serie American Barns e American Circus, fienili e circhi americani collocati in luoghi disabitati. Del 2022-2023 sono gli acquerelli (tecnica che usava ai tempi dell’Accademia) su carta 28 x38 cm “American Circus” dove la luna rappresentata è nelle sue varie sfumature di colore.

Angelo Filomeno, classe 1963 è originario di San Michele Salentino e americano d’adozione. I suoi lavori sono esposti in importanti musei e fondazioni in tutto il mondo, tra cui Francia, Italia (tra cui: biennale di Venezia 2007), Svizzera, Giappone, Stati Uniti e Liechtenstein.