Spostiamoci più in “La” – (Parte quinta)

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Musica, chiave d’argento che apri la fontana delle lacrime, ove lo spirito beve finché la mente si smarrisce; soavissima tomba di mille timori, ove la loro madre, l’inquietudine, simile ad un fanciullo che dorma, giace sopita ne’ fiori. [Percy B.Shelley 1792-1822]


Abbiamo già osservato come nell’universo tutto sia energia in vibrazione. Di conseguenza, ogni parte del nostro corpo, atomi, cellule ed organi, vibra ad una determinata frequenza. Abbiamo anche visto come il LA a 440Hz, sia stato scelto, in modo del tutto arbitrario a Londra nel 1953 e da allora sia divenuta la “nota” di riferimento mondiale.

In realtà, in passato il problema dell’accordatura era già stato affrontato. Già nel 1939 il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels aveva imposto il diapason a 445Hz. La ragione era che, innalzando l’accordatura in quella maniera, la musica incitava maggiormente alla violenza i soldati e otteneva, più in generale, l’effetto di rendere comunque più aggressivo chiunque la ascoltasse, a prescindere dall’indossare una divisa o meno. La psicoacustica, la scienza cioè che studia l’effetto dei suoni sul comportamento umano, muoveva allora i primi passi.

Di contro, lo stesso Giuseppe Verdi nel 1884 aveva scritto da senatore del Regno, una lettera indirizzata alla Commissione musicale del governo Italiano, in cui aveva chiesto di ufficializzare su tutto il territorio nazionale, l’utilizzo del diapason a 432Hz e giustificandone la necessità con non meglio specificate “esigenze matematiche”, senza tuttavia ottenere il risultato sperato.

Per comprendere meglio ciò che Verdi intendesse dire, è necessario introdurre un’altra frequenza fondamentale ai fini della nostra ricerca: quella di 8Hz.
Sappiamo che le onde di consapevolezza del cervello umano, quelle che determinano cioè l’attività elettrica del cervello, variano da 14Hz a 40Hz. In questo intervallo però, riescono a lavorare solamente alcuni dei neuroni che trasportano il segnale nervoso del cervello, utilizzando prevalentemente l’emisfero sinistro (quello razionale) come centro di attività.
Qualora invece i nostri due emisferi cerebrali, sia il sinistro (razionale) che il destro (emotivo) si sincronizzassero alla frequenza 8Hz, lavorerebbero in modo parallelo e noi riceveremmo il massimo flusso di informazioni possibile. Inoltre quella di 8Hz è anche la frequenza registrabile durante la replicazione della doppia elica del nostro DNA per cui, da un punto di vista biochimico, la scelta pare tutt’altro che arbitraria.

Infine, la frequenza di 8Hz è il “battito” fondamentale del pianeta noto come “risonanza fondamentale di Schumann”, dal nome dal fisico Winfried Otto Schumann, che le riconobbe e ne calcolò matematicamente la frequenza nel 1952.In pratica si tratta della risonanza elettromagnetica, provocata dalle scariche elettriche dei fulmini nella cavità formata dalla superficie terrestre e dalla ionosfera.

In termini musicali, la frequenza 8Hz corrisponde ad un “Do”. Cosa significa?

Salendo di cinque ottave, si arriva ad un altro “Do”, questa volta di 256Hz, cui corrisponderà un “LA” avente una frequenza di 432Hz (non di 440 o 443Hz, quindi).

Ecco perché il corista a 432Hz è definito anche “diapason scientifico”. Esso venne approvato all’unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881 e proposto dai fisici Sauveur, Meerens, Savart e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi. Di contro, la frequenza di 440Hz scelta a Londra nel 1953, viene definita “disarmonica”, non avendo nessun fondamento scientifico ed addirittura contrastando con le leggi fisiche che regolano l’universo. E, dal momento che tutti noi siamo esseri “elettromagnetici”, alimentati dall’energia elettromagnetica delle cellule, dei tessuti, del corpo e dell’universo stesso, siamo in effetti incorporati nel campo magnetico della Terra. Ogni parte di noi è permeata con questo campo che però, a differenza della luce solare, penetra in ogni cellula del nostro corpo indipendentemente dagli abiti che indossiamo o dalle pareti delle case in cui viviamo.

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