“La vita è come la Pizzica,
più la danzi e più ti viene voglia di ballare!” (Tuzzone)
C’è una musica qui in Salento, ci sono dei canti qui in Salento, ci sono tradizioni qui in Salento, che si intrecciano tra loro creando momenti di magia ancestrale riportando alla memoria riti occulti, imbastiti da movimenti convulsi che si trasformano in una danza corteggiatrice, mirata ad esorcizzare il demonio elevando il tutto all’energia dell’amore. E’ questa la nostra Taranta, una tradizione tipica salentina che ogni estate raccoglie turisti da tutto il mondo, incuriositi dalla frenesia dei movimenti e dalla musica accattivante che con la sua energia spinge gli animi di chi l’ascolta ad “agitarsi all’interno dei corpi”, creando queste danze uniche nel loro genere.
Tutto ha inizio con un suono lento e quasi continuo, i due danzanti si osservano, lui con i tipici abiti da contadino, gilet, camicia e pantalone largo; lei con un lungo vestito, una fascia in testa e un fazzoletto tra le mani. Iniziano a cercarsi, a girarsi attorno, ma sempre distanti. La musica incalza prendendo più ritmo, si aggiungono ora i tamburelli; l’uomo tra piroette su se stesso e mani in ari che simboleggiano un interesse verso la donna, mirato al farsi notare, continua a gironzolargli attorno mantenendo sempre le distanze; la donna saltellando e girando su se stessa tiene il fazzoletto ben stretto tra le mani, nascondendo quasi il volto per vergogna. Il ritmo aumenta e oramai è un tripudio di violini, tamburelli e flauti, accompagnati dal dialetto salentino che narra storie del passato.
L’uomo inizia a farsi avanti, cerca di avvicinarsi alla donna, apre le braccia come per dire: ”sono innocuo, vieni da me”; la donna è divertita, questo lungo gioco del corteggiamento la intriga, e alloro inizia a lasciarsi andare, a ballare sempre più veloce non distogliendo quasi mai lo sguardo da quello “sconosciuto” che l’ha invitata a giocare con lui al gioco dell’amore; ora non si nasconde più dietro a quel fazzoletto, anzi lo sventola come per dire: “non ho paura, vieni a prendermi”. E così entrambi i danzanti iniziano a dimenarsi sempre più forte, la musica ormai è al limite, gli strumenti fanno l’amore innescando in chi ascolta una moltitudine di fuochi d’artificio, il ritmo pervade ogni cellula del corpo, si salta, si urla, è una gran festa, tutti si uniscono a questa ballata dell’amore, a questa ballata antica.
I due danzanti si avvicinano sempre più, ancor di più, oramai i loro corpi sono un tutt’uno con la musica, con il cosmo, con il creato, finché… Finché lui, non “ruba” dalle mani della sua bella quel fazzoletto, come per dire: “sei mia, ti ho conquistata”; allora lei con un sorriso lo guarda come per dire: ”sono io che mi sono fatta conquistare”…