Le donne tra spiritualità e umanità al servizio del prossimo

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Il 15 marzo 1660 muore Luisa di Marillac che, per la sua dedizione verso il prossimo, ricorda l’opera di tante donne impegnate in alcuni settori della società e, più in particolare, nella cura dei malati. La Chiesa la menziona come una fervida religiosa e nel 1934 Pio XI la proclama santa.

Nata a Parigi il 12 agosto del 1591, vive per diversi anni presso il Monastero Reale di San Luigi di Poissy ove riceve un’educazione spirituale unitamente ad una buona formazione umanistica.

Dal 1613 diventa moglie di Antoine Le Gras, da cui ha un figlio. Rimasta vedova dal 1625, si dedica alla carità cristiana mettendosi a disposizione degli ammalati, all’educazione delle fasce meno abbienti e, insieme a San Vincenzo de’ Paoli, fonda le Figlie della Carità (1629). Oltre alla ricorrenza, è interessante sottolineare che per la sua dedizione verso il prossimo, la cura degli ammalati e le opere sociali in generale, rappresenta ancora oggi un modello di donna dotata di grande umanità, quasi precorritrice della celeberrima Florence Nightingale, “la signora con la lanterna”, che ha dato vita all’assistenza infermieristica e di cui si celebrano i 200 anni della nascita il prossimo 12 maggio.

In un momento così difficile della nostra storia l’esempio della santa francese offre l’occasione per ricordare le tante donne italiane attive che, accanto ai loro colleghi, stanno offrendo un servizio encomiabile nei vari settori della società civile.

Mi riferisco al mondo della scienza, ai tanti medici, infermiere, crocerossine, volontarie, ma anche religiose (laiche e suore) così alle tante giornaliste che, soprattutto dalle zone più colpite dal CODIV-19 e nel rischio di essere contagiate, stanno offrendo con amore un servizio e un lavoro prezioso per tutti noi.

Il Presidente della Repubblica Mattarella, con la garbatezza e la sensibilità che lo contraddistingue, in occasione dell’8 marzo ha espresso per loro le seguenti parole: «Rivolgo un pensiero riconoscente alle donne, e sono tante, che si stanno impegnando negli ospedali, nei laboratori, nelle zone rosse per contrastare la diffusione del virus […] lavorano in condizioni difficili, con competenza e con spirito di sacrificio. Con la capacità esemplare di sopportare carichi di lavoro molto grandi».

La stessa foto apparsa qualche giorno fa dell’infermiera all’ospedale di Cremona, stremata dopo lunghe e faticose ore di lavoro, ancora con il camice, guanti e mascherina, crolla dal sonno sulla scrivania, diventa l’emblema dell’impegno di tutte le donne che, soprattutto in questo periodo, stanno combattendo un nemico latente e invisibile.

Ancora una volta la presenza delle donne in qualsiasi settore lavorativo è sempre più necessaria e, ricordando ancora le parole di Mattarella: «ascoltare le donne vuol dire, in realtà, rendere migliore la nostra società» concludo con il pensiero che, siccome esse rappresentano il canto della vita, vanno sempre rispettate e amate.