San Lorenzo, fra mito e realtà

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“Solo tre cose sono infinite, diceva Gustave Flaubert, il cielo nelle sue stelle, il mare nelle sue gocce d’acqua e il cuore nelle sue lacrime”.

La magica Notte di San Lorenzo, ossia la tradizionale notte delle stelle cadenti, ha una storia che abbraccia astronomia, religione ed antichità ed è associata per tradizione al passaggio dello sciame meteorico (detriti di polveri e ghiaccio) delle Perseidi proveniente dalla Costellazione di Perseo.

Si tratta dunque di meteore, spesso di dimensioni piccole come granelli di sabbia o poco più, che attratte dalla gravità terrestre entrano nell’atmosfera e si disintegrano nella loro frenetica corsa verso il suolo. Proprio l’energia che si sprigiona nella caduta verso di noi crea calore e forte luminosità.

Secondo la leggenda invece, il giovane diacono Lorenzo fu arso su una graticola, i cui carboni ardenti furono associati al fenomeno delle stelle cadenti. Le prime osservazioni delle Perseidi risalgono al 36 d.C. ad opera dei Cinesi, ma le tradizioni più interessanti risalgono principalmente all’antica Roma ed all’antica Grecia.
Prima dell’avvento del Cristianesimo, le stelle cadenti, che vediamo anche ad occhio nudo la notte del 10 agosto e nelle notti successive, erano viste come segni divini.

Famosa, in campo letterario, è la poesia di Giovanni Pascoli (X agosto), che interpreta la pioggia di stelle come lacrime celesti. Ma al di là delle varie leggende, a chi non è mai capitato di sentirsi fortunato dopo aver visto una stella cadente? Quindi armatevi di pazienza e non dimenticatevi di esprimere un desiderio.

Perché dopotutto la scienza è meravigliosa, ma anche le emozioni vogliono la loro parte.