Panem et circenses: la TV di ogni giorno, fra informazione e terrorismo psicologico

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Panem significa pane, circenses gara di giochi o giochi da circo. Per estensione in senso ricorrente ci si riferisce ai giochi in generale. Ma questa espressione in realtà ci riporta indietro ai secoli dell’antica Roma, dove si disputavano le battaglie dei gladiatori al circo. E quale è l’addentellato con i tempi moderni? Il cibo di quell’era, il grano, il pane, allora era accompagnato da spettacoli di intrattenimento per il popolo.

Ora come allora, in pieno Covid, viene assicurato quasi in maniera esaustiva il sostentamento e il “circo” attraverso il “magico” dispositivo subito per tutti a disposizione, la TV, croce e delizia per i telespettatori. Si accende il televisore e va in onda il “televirus“ per sgominare il quale c’è la teleterapia”. Si alternano esperti, lo sono tutti quelli che escono in video, intenti a sfoderare anatemi, e le ignare casalinghe attaccate al telecomando sono condannate poi ad informare amiche e vicine di quanto viene riferito  loro come oro colato.

Ma ”a mali estremi, estremi rimedi“. Diceva il cantautore  romano Renato Zero, “Viva la Rai”, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Sopisce i sensi, annullando le emozioni, tiene compagnia, aggiorna e trasmette il “circenses”…

Fortunatamente anche in questi tempi di coronavirus alcuni canali propongono palinsesti che permettono la distrazione e nella migliore delle ipotesi l’humor. Il tutto incastonato per gli irriducibili del piccolo schermo da un continuo terrorismo psicologico su vita, morte si spera presto, e “miracoli” di questa emergenza sanitaria. Si può definire un vero e proprio bombardamento mediatico che lascia sfiniti sulla sedia, sulla poltrona, al letto.

“La gente ha un’insaziabile curiosità di conoscere tutto, tranne ciò che vale la pena sapere”, sostiene Oscar Wilde. La sindrome della capanna perdura, mentre agiscono nel sommerso potenziali disegni negli Stati del mondo, quantunque essi facciano gli scongiuri e assicurino che sarà sterminato questo letale virus, che ha portato intanto tante tipologie di male, ma quando?
Crisi economica, chiusura emotiva negli affetti, considerati i distanziamenti sociali, problemi di misticismo,  vista la distanza nelle chiese tra fedeli e parroci. Qualcuno ha ipotizzato: ”è la fine del mondo?” o ”una guerra fredda?” Una cosa è inconfutabile, i programmi degli uomini vanno a rotoli, siamo sospesi ad un filo, “questo di tanta speme oggi resta”, dice il triste sonetto foscoliano, a proposito della febbre nervina perniciosa che colpisce prematuramente il fratello Giovanni.

Certo è che il passaggio tra la vita e la morte è il pensiero che tiene viva l’attenzione della gente del pianeta, ogni giorno. L’unico appiglio è rappresentato dal credere che tutti siamo salvi per le preghiere dedicate quotidianamente con la corona del Rosario, per battere per l’appunto questo sicuramente col tempo non più funesto virus corona.