In ricordo di  Antonia: il racconto di Florencia, “orfana” per mano assassina

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Sono oltre 2000 gli orfani di femminicidio in Italia. Nel 2020, tra il 9 marzo e il 3 giugno, le donne vittime di violenza con figli sono state 3.801. Nei mesi del lockdown sono stati segnalati 1.673 episodi di violenza ai danni  delle donne, con un netto aumento rispetto all’anno precedente. Soltanto il 24% delle donne, però, sporge denuncia all’autorità giudiziaria.

La cronaca quotidiana racconta la piaga di continui femminicidi con una velocità impressionante ed il trend non accenna a diminuire. Nella maggior parte dei casi i carnefici fanno parte della vita affettiva delle vittime. Oltre al dramma dell’uccisione di tante donne, si aggiunge la sofferenza e il profondo strappo che vivono gli orfani di femminicidio.

Oggi raccontiamo la storia di Antonia Bianco, uccisa a San Giuliano Milanese il 13 febbraio 2012 a 43 anni, con una stilettata al petto per mano dell’ex compagno Carmine Buono.

La legge ha fatto il suo percorso rendendo giustizia ai suoi figli e ai cari che hanno amato Antonia. La stessa era stata vittima di stalking, vessazioni e soprusi fino alla morte: uccisa per strada.

Ogni esperienza di vita ha un suo percorso unico e irripetibile, ma nel caso della sensazione vissuta dagli orfani di femminicidio persiste una linea comune, un filo rosso che accomuna il senso di impotenza. Fondamentale è osservare il massimo rispetto, vicinanza e comprensione, sono davvero poche le parole che si possono usare, il resto lo fa l’empatia, la capacità di affiancare gli “orfani” senza far sentire questo peso, questo senso di pietà umana che inevitabilmente accompagnerà la loro vita futura.

 Un dolore indescrivibile per i  tre figli di Antonia.

Florencia, in particolare, la secondogenita, all’epoca dei fatti, una bambina di dodici anni, oggi ventiduenne, viene trasferita in una Comunità Educativa, dovendo dire addio alla sua vita, ad i suoi affetti, ai luoghi che le erano familiari.  Florencia ha subito e visto con i propri occhi ciò che un bambino non dovrebbe mai vedere, il terrore, il buio, la condizione di “orfana” che rifiuta, che la fa disperare. Quanto lavoro dietro al sorriso di una ragazza che oggi ha deciso di ricordare la sua mamma a dieci anni dalla scomparsa e a pochi giorni dalla data del suo compleanno.

Ci colpisce il fatto che Florencia abbia chiesto più volte e a gran voce, di non essere vista solo come un’orfana, ma come una giovane donna che, pur profondamente colpita nell’animo, vuole sorridere, progettare la propria vita anche aiutando altri orfani e oggi intende solo  ricordare la sua mamma che definisce “una tosta”.

Immaginiamo che dei bambini privi del supporto psicologico e materiale di un genitore, abbiano anche difficoltà a proseguire la propria vita scolastica, sociale, amicale, al dramma si aggiunge un cambiamento delle abitudini di vita e poi il senso di abbandono, la sensazione di sprofondare ad ogni passo senza quella guida necessaria nella vita di un bambino. Anche dal punto di vista materiale, una volta rimasti orfani, esiste qualcuno che provvede al mantenimento di questi bambini? Lo Stato riconosce un supporto? Certamente le leggi ci sono anche se ancora mancano i decreti attuativi, ma concretamente come vive un orfano di femminicidio?

Florencia oggi ha risposto alle nostre domande, tralasciando un lungo percorso di dolore che elaborerà nel corso di tutta la propria vita e rispettando il vissuto emotivo più profondo che l’hanno condotta ad avere sempre il sorriso sulle labbra.

Esistono dei supporti da parte delle Istituzioni per i bambini e i ragazzi che hanno subito il dramma di un femminicidio?

Esistono sì, ma fino ad ora praticamente nessuno ha mai ricevuto, troppe parole pochi fatti!

L’idea di trasformare la tua tragedia in azioni positive di aiuto e sostegno nei confronti degli orfani, immaginiamo sia stata pensata a lungo; che tipo di percorso hai affrontato e come sei riuscita ad arrivare a questa condizione attuale?

Ho fatto tutto da sola, il periodo di quarantena forzata all’inizio del Covid-19 mi ha aiutata molto a riflettere su ciò che volessi fare con tutto il dolore che portavo dentro. Decisi così di creare una pagina social “NOI ORFANI SPECIALI” per poter far capire a chi come me condivide tale sofferenza che non è più solo. Sono riuscita e sto riuscendo molto bene nel mio intento, ho aiutato tante persone, soprattutto orfani adulti che per tanti anni non sono riusciti a parlare della propria mamma.

Di cosa ti occupi oggi e come stanno i tuoi fratelli?

Oggi sono in cerca di lavoro, di una casa, di costruire il mio futuro. Nel frattempo però cerco di arrangiarmi come meglio posso. I miei fratelli stanno “bene” fortunatamente, quello più grande si è sposato e ha due bellissimi bimbi, lavora, ha una casa tutta sua, sono molto felice per lui! Quello piccolo vive ormai da un paio di anni in una famiglia affidataria a La Spezia e si trova molto bene con loro, ha finalmente trovato un luogo da poter definire CASA.

Quali sono i tuoi progetti?

I miei progetti sono veramente tanti, ma quello più importante è quello di essere finalmente felice e di ricominciare, dopo 10 anni a VIVERE. 

Senti nel tuo cuore che sia stata fatta davvero Giustizia?

No assolutamente NO. Giustizia sarebbe stata fatta se quando mia mamma ha denunciato per ben 3 volte Carmine fosse stata ascoltata ma soprattutto protetta.

Se la tua mamma fosse qui, sarebbe sicuramente orgogliosa della donna che sei diventata, come vorresti ricordarla in questo decimo anniversario?

Voglio ricordare la mia mamma trasmettendo il seguente messaggio: L’amore è anche saper accettare un no come risposta! Non si è proprietà di nessuno e nessuno ha il diritto di scegliere di toglierti la vita! Mia mamma meritava un amore vero, meritava di essere felice, ma le prometto che io renderò reale questo suo desiderio, io sarò felice per lei.