Gli angeli nella pandemia

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“Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti” è scritto nella Lettera Apostolica “Patris Corde” di Papa Francesco. Anche gli angeli, chi li ama non riesce a chiamarli in nessun altro modo, i bambini stanno scontando un fardello che non spetta loro. La loro funzione nella cerchia dei cari, impedita dalle circostanze, ritorna imperiosa in questa fase di recupero del patrimonio relazionale. Resterà alla storia la condizione di cattività che ha imperversato sul clima domestico, scolpendo a caratteri cubitali nella mente la verità scientifica “bambino uguale uomo”, nel cammino itinerante verso il raggiungimento dell’autonomia.

Si cresce insieme e non si può prescindere dai piccoli quando abbiamo in casa una vita che nonostante tutto, fiduciosa nelle aspettative, subisce la frustrazione dell’assenza di movimento. Costretti dalla DAD (didattica a distanza) ad annullare ogni possibilità di approccio con l’esterno, comprimendo il pensiero, in realtà lo alimentano. I giovanissimi saranno un fiume in piena, un sorprendente contenitore che irrorerà la terra secca dei sentimenti della propria famiglia e dei più vicini, provati fino allo stremo in questa guerra batteriologica. IL rischio dropout (di ritirarsi) è stato superato. Ciò che si staglia dallo sfondo del grigiore delle giornate passate nel modo più atono e reiterato possibile è il colore del sole che la primavera ha fatto spalancare in un’atmosfera contagiosa, stavolta in positivo. Ed ecco che compaiono sull’uscio di casa donzelle e fanciulli, inclini a praticare sport individuali, misurandosi con il risveglio della natura che ha fatto in un certo senso piazza pulita delle polveri sottili dell’inquinamento ambientale. Quello che meraviglia e stupisce è che ancora una volta come si dice “il discepolo ha superato il maestro”. I bambini danno lezione di saper vivere, affacciandosi a campeggiare nuovamente sulla scena dell’icona familiare, spendendosi in performances artistiche, musicali, creazioni manuali, scoperte di ogni genere che rincuorano e rallegrano lo spirito. I vincitori morali di questo conflitto che ha assunto i “sapori” dell’afinalismo, dell’impotenza e della paralisi generalizzata sono proprio i figli del Terzo Millennio.

Ben venga l’infanzia dorata dei giorni nostri, una volta per tutte si riconoscano i meriti della figliolanza prima trascurata e poi risorta come l’araba fenice. Portiamo, dunque, rispetto a queste creature che avendo compiuto il miracolo loro stessi hanno permesso il compimento del trapasso. Viviamo con l’accesa speranza, è il preludio della rinascita. Possiamo dire che l’appartenendoci gli uni e gli altri ci sentiamo investiti  tutti di quell’ ”aurea corona regale celestiale” e nel prossimo “empireo” terreno sono primi in fila loro con ali ideali che schiudono una realtà composta prevalentemente da persone dalle fattezze angeliche.