E Maria apparve a Maria a Squinzano

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L’avvento della primavera schiude le porte ad un evento cultuale sempre stupefacente, “L’Annunciazione del Signore”. Ovunque si festeggia il 25 marzo l’atto del messaggero di Dio, l’Angelo Gabriele che annuncia alla Vergine Santa l’Incarnazione del Verbo.

E’ festa liturgica in particolare a Squinzano, ma a causa della vorticosa diffusione del Covid, qualsiasi iniziativa è rinviata a data da destinarsi. Difatti nella ricorrenza storica che abbraccia non solo la comunità squinzanese, si celebra il cinquantesimo da che la Chiesa, prima denominata “Maria S.S. Annunziata e Anime Sante del Purgatorio”, che non a caso si trova a ridosso del cimitero, venne elevata alla dignità di Santuario. Ciò avvenne fondamentalmente grazie all’operosità di Mons. Antonio Caricato d’intesa con la Confraternita ad Ella dedicata che persuase l’allora Vescovo di Lecce, Francesco Minerva. In concetto di Santità già da tempi non sospetti, Maria Manca, la fondatrice del Tempio religioso e istitutrice indiscussa del culto alla “Madonna della Nunziata” spesso le si è attribuito semplicemente, minimizzando, per usare un eufemismo, l’appellativo di “Pia mulier”. Di contro, sancite nella Storia, restano le opere straordinarie non solo all’ombra del campanile ma anche verso pellegrini pervenuti da ogni dove.

La “Santa”, come era riconosciuta dai più, in seguito a prove piovute  non dal cielo ma dalla nuda terra, la bella mugnaia è colpevole di essere stata dopo la vedovanza, un’altra volta moglie e madre. La storia riporta di malefici che hanno accompagnato la folle passione per il secondo marito, infrangendo la promessa di diventare la “sposa di Dio”. Ma dopo aver superato vessazioni e ossessioni, a “grazia ricevuta” dalla Madre Celeste che le apparve e le chiese di portare un garofano al Figlio Crocefisso in Galatone, il suo cuore sublimato, rarefatto e puro successivamente ha voluto e realizzato una permanente costruzione in carparo allo svincolo di Torchiarolo. Da lì dove ha posto povera dimora e pregato giorno e notte è diventata guaritrice e veggente. Tuttavia i suoi trascorsi sono stati tali che i puritani dell’epoca seicentesca e dipoi hanno messo il veto a immortalarne l’esempio nella Dottrina della Chiesa, per questa donna che vinse i legacci del demonio e miracolata nell’Apparizione. L’Onnipotenza di Dio volle che Ella si innalzasse alle Sante sfere, secondo i fatti narrati da coloro che si affidarono alla sua elevazione mirabolante, facendo esperienza terrena della  Residenza di “Colei – in questa accezione – che tutto puote e tutto vuole” e sarebbe il caso di continuare la frase “e più non dimandare”.

Confidando nella sorte possiamo affermare che nel 1971, esattamente cinquanta anni fa, si compivano i quattrocento anni dalla nascita di Maria Manca. E l’albero genealogico di Lei e del suo secondo marito, pomo della discordia, sono riportati nel volume  “Maria della Nunziata, 400 anni di Santa eredità” (Maffei editore, pagg. 256), che porta la firma di uno studioso, uno scrittore di arte sacra, il prof. Antonio Luigi Carluccio, di Squinzano e grande conoscitore dell’argomento. Chi passa da lì ha una preghiera, rimirando l’Opera artistico-storica-religiosa della “Madonna Annunziata”, testimone sempiterna dello sposalizio tra l’umano e l’ultraterreno. La simpatia, nella Civitas Mariana è il riflesso di un amore incommensurabile dimostrato a tutt’oggi e sempre più diffuso tra i ferventi devoti, in gran parte donne che periodicamente si stringono all’Annunziata e invocano la Manca e si “votano” a Lei. E “Il cielo si donò a Squinzano – afferma il Carluccio, continuando – “la storia degli uomini è affittuaria del tempo, e il tempo scandisce l’agrodolce delle tenebre e della luce di ogni giorno. Il giorno è padre putativo delle ore, la costellazione delle ansie e dei sogni di ciascuno; eppure, ogni giorno, ribelle al fluire della vita regolata dal tempo, chiede all’aurora il passaporto per l’eternità”.