Amare e invidiare

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”La meretrice che mai da l’ospizio di Cesare non torse gli occhi putti”, disse Dante alludendo all’invidia. A questo e ad altri modi di dire si pensa quando si fa riferimento all’invidia, ad esempio quando si è aiutato qualcuno che può dimostrarsi ingrato, come nel detto: “allevare una serpe in seno” che dopo essere stata accolta diventa invidiosa di tanto bene ricevuto e si rivela poi pericolosa.

Se ci ricolleghiamo alla genesi, il rapporto appunto del serpente con Dio, il primo invidioso del potere del Creatore, e poi la prima donna Eva, che mossa da senso dell’ansia di possesso, invidiando il benessere esistente e chiunque ne aveva carico tenta di averlo tutto per sé.

Ma a proposito sempre di invidia nella natura, la letteratura di Giacomo Leopardi, che riporta il pensiero alla natura “matrigna”, che mostra tutto il bello in sé e poi lo nega. Il vissuto del poeta che prova un grande senso di invidia e di stizza contro tutto ciò  che lo circonda. Se consideriamo, alla base di questo nocivo sentimento c’è una grande sofferenza umana. Spesso l’invidia, sbagliando, viene confusa con la gelosia o con il mero senso del possesso.

In realtà essa si oppone alla carità, secondo la dottrina cattolica, è uno dei sette vizi capitali. Dal punto di vista psicologico è ritenuta come un’emozione negativa quindi crea una sorta di malanimo in chi la prova. In sostanza, quando la si avverte si esperisce un tal dispiacere nel prendere coscienza di un bene appartenuto ad un altro tale da desiderare il male di colui o colei che ha questa qualità. La gelosia si ha invece quando si immagina che il proprio partner possa avere un’altra relazione di tipo sentimental-sessuale e al solo pensiero di essere sostituiti si soffre e quindi si è gelosi.

Il senso del possesso nasce invece dal bisogno di avere con sé completamente, oltre che le cose, anche le persone o solo le persone a seconda delle circostanze. Come nel caso della gelosia si ha il timore di essere traditi, nel possesso al contrario si sperimenta la paura di perdere il timone del rapporto. Quindi una cosa che ha a che fare con una cosa inanimata, non per questo meno grave, anzi. Tutti e tre i sentimenti danno filo da torcere a chi li vive. Per chi ne è vittima  lavorare sulla dimensione dell’autostima e ricordare che la felicità  non consiste nel fare ciò che si desidera ma nell’amare ciò che si fa.

Psicologa, Psicoterapeuta e Giornalista Pubblicista

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