Torre Veneri: il sole, il mare… e le bombe

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torre-veneriLecce – Continua la nostra inchiesta sugli sfregi all’ambiente. Attenzione puntata su Torre Veneri, per quasi mezzo secolo poligono militare, l’Associazione Lecce Bene Comune ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. Gabriele Molendini, portavoce dell’associazione, abbiamo chiesto di parlarci brevemente del lungo braccio di ferro con le istituzioni per il recupero dell’area.

Gabriele MolendiniSono all’incirca due anni e mezzo che LBC si occupa di Torre Veneri. La Caserma Floriani, sita sulla litoranea tra San Cataldo e Frigole, sorge su un’area, Sito di Interesse Comunitario (s.i.c. Torre Veneri IT9150025) istituita per la protezione dell’Habitat naturale di particolare pregio. Presso il poligono di tiro si esercita la scuola truppe corazzate con i suoi carri armati Ariete e altri armamenti pesanti. Spesso è anche ambito di esercitazioni di altre forze, come il battaglione San Marco o forze militari straniere NATO. Molti non sanno che i carrarmati sparano da oltre 50 anni, posizionati a breve distanza dal bagnasciuga, verso i bersagli nella stessa direzione. I proiettili di grosso calibro, con gittata fino a oltre due chilometri, finiscono sistematicamente in mare e dai fondali mai sono stati rimossi. Ciò è stato oggetto di indagine di una Commissione del Senato ed è tuttora all’esame della magistratura nell’ambito di un giudizio sorto a seguito dei nostri esposti. Dalle perizie del tribunale e altre analisi degli stessi militari sono risultati, in più aree all’interno del poligono, diversi punti con superamento delle soglie di concentrazione per inquinanti come piombo, rame e alluminio e metalli pesanti in genere. Abbiamo anche effettuato una segnalazione alla Commissione Europea, Direzione generale Ambiente, perché è stata elusa la norma di legge comunitaria e nazionale (direttiva Habitat) che per le aree Sic impone un procedimento detto Valutazione Incidenza Ambientale. Questo procedimento lo avrebbero dovuto attivare i militari. Serve per valutare la compatibilità del Disciplinare di uso del poligono con le finalità di conservazione dell’Habitat naturale. La sua ratio è: stabilire se una determinata attività/intervento si possa svolgere senza pregiudicare un’area specialmente protetta dalla Comunità Europea e, se sì, con quali limiti ed eventuali compensazioni. A seguito della ns segnalazione la Commissione Europea ha avviato il procedimento che può portare a rilevare un’infrazione di direttiva comunitaria con multe milionarie per Stato e Regione”.

Gabbiotto Torre Veneri

Quali sviluppi a suo parere per l’area di Torre Veneri?

“Torre Veneri è un’area ad alto pregio naturalistico, incastonata tra la riserva protetta delle Cesine ed il Parco Naturale Regionale di Rauccio. Importante per il suo sistema dunale ed i bacini salmastri retrodunali, annovera la presenza di specie vegetali comprese nella Lista Rossa delle specie protette, oltre ad una varia Avifauna e le praterie di Posidonia sui fondali marini antistanti. Nel piano paesistico regionale viene descritta come area di raro pregio ambientale presso cui non è infrequente avvistare i fenicotteri rosa. È anche zona di riproduzione delle tartarughe Caretta Caretta. Inoltre sul suo arenile sorge una torre costiera di avvistamento, facente parte del sistema di difesa contro le incursioni saracene, datata XVI secolo. Lì sparano i cannoni. Ci attendiamo che la nostra battaglia porti ad una diversa regolamentazione dell’area. Perché, se è vero che quando il poligono è sorto il Sic non era stato ancora istituito, oggi non si può non tenerne conto. Lo impone la legge. Inoltre la sensibilità ambientale della comunità, vessata anche dal punto di vista sonoro dai frequenti cannoneggiamenti che si svolgono giorno e notte, è oramai maturata ed esige un diverso assetto dell’area. Sparare in mare, abbandonando per decenni (e tuttora) proiettili che hanno formato un tappeto sul fondale di posidonia, è un’attività illecita e non più tollerabile. Quell’area ha vocazione di parco, si trova tra due altre aree naturalistiche importanti e sarebbe una risorsa se desse vita al sistema dei parchi costieri del litorale. Il dado è tratto e da questa vertenza ambientale non si torna indietro: nulla più potrà essere come finora è stato”.

Quali gli obiettivi di Lecce Bene Comune in materia di protezione ambiente?

“L’ambiente è uno dei temi principali su cui si sviluppa l’attività di Lecce Bene Comune. È un valore costituzionalmente protetto ed una sensibilità ormai maturata in misura via via crescente. È un valore che va a braccetto con i temi della legalità, della trasparenza amministrativa, della democrazia partecipata. Siamo molto attenti alla pianificazione urbana, sia essa quella del Pug che del Piano delle Coste (su cui la città di Lecce è ancora inadempiente). Crediamo nell’urbanistica partecipata. Seguiamo anche altre importanti vertenze, come l’inquinamento da idrocarburi del sottosuolo nell’area tra Università (Studium 2000) e Parco di Belloluogo. Un inquinamento accertato da una sentenza del giudice penale che non è stato ancora rimediato dall’autore (società del gruppo Semeraro) e su cui poco o nulla ha fatto il Comune di Lecce.

C’è poi il tema della mobilità sostenibile, che con l’ambiente si intreccia a doppio filo e non poche altre vertenze. Fra queste anche la TAP, che, presto potrebbe interessare anche il Comune di Lecce nel suo tracciato di terra. Su TAP abbiamo già sostenuto le ragioni del Comitato. Purtroppo è una grande opera privata sulla cui strategicità è lecito nutrire ampi dubbi. Un’opera che si intende realizzare contro la volontà delle comunità interessate e che trova l’opposizione anche degli enti territoriali, con in prima fila i Sindaci e poi la stessa Regione con la sua Via negativa. Una soluzione va trovata e nessuno può sottrarsi a questa esigenza: neppure il governo nazionale”.

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