La Taranta che non ha paura, a Melpignano musica e spettacolo per la 20esima edizione del concertone

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Melpignano (Le) – Ci risiamo, la Notte più famosa del Salento è tornata e, tra il suono travolgente dei tamburelli e l’assordante rumore delle quasi 200mila presenze, anche quest’anno ha celebrato a Melpignano il suo rito fatto di musica e passione.

Un rituale che ieri ha compiuto 20 anni, un traguardo importante per una manifestazione che si pone come la punta di diamante dell’estate salentina e che, nel corso del tempo, ha visto crescere esponenzialmente la qualità della propria offerta, con un parterre di ospiti sempre più ricco. In tal senso non ha fatto certamente eccezione questa edizione, a partire da quello che era il nome più atteso: Raphael Gualazzi, maestro concertatore, chiamato a porre la propria firma lasciando un segno indelebile su un evento che si fonde con lo swing, passando per momenti di raggae, percussioni africane, senza far mancare salsa e rumba, un mix di fronte al quale risultava impossibile non lasciarsi coinvolgere.

Non solo Gualazzi però nella calda serata di ieri, a partire dalla voce jazz di Gregory Porter, già vincitore di due Grammy, che ha reinterpretato la tradizionale “Quannu te’llai la facce”, poi il momento forse più intenso, con l’israeliana Yael Deckelbaum e la sua “Preghiera delle Madri” che, con la collaborazione della coreografia di Luciano Cannito e della prima ballerina della Scala Nicoletta Manni insieme al corpo di ballo de La Notte della Taranta, ha voluto simboleggiare la lotta delle donne mediorientali per un futuro senza guerra per i propri figli.

L’alternanza poi sul palco di talenti musicali senza tempo, come Gerry Leonard, già chitarrista di David Bowie, Tim Ries, sassofonista dei Rolling Stones e il percussionista cubano Pedrito Martinez, hanno consacrato la notte di musica come una delle più artisticamente ricche.

Da contorno, si fa per dire, instancabile e vera colonna portante di ogni edizione, l’Orchestra Popolare che ha accompagnato senza sosta e con immutata passione per quasi cinque ore di festa.

Sulle note di “Kalinifta” il gran finale, con tutti i grandi artisti sul palco che si fondono in una sola voce lanciando e confermando quello che è stato il tema scelto per quest’anno: la pace.

Anche quest’edizione,  come fu per lo scorsa a causa dell’attentato a Nizza e del terremoto nel Centro Italia, si è aperta con un pensiero alle vittime dell’attentato di Barcellona e del sisma ad Ischia, segno di vicinanza attraverso questa forma d’arte che almeno per una sera ha avuto il potere di unire e che dopo i saluti finali, quando ormai sull’enorme prato restavano solo i segni del passaggio dell’immensa folla, ha lasciato nel cuore di tutti un po’ più di coraggio contro il terrore.