Strage di Parigi…tutta colpa degli immigrati ?!

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Attacco a ParigiQuesta la notizia spaventosa che ieri ci ha colpiti: «Allahu Akbar», hanno gridato i terroristi uscendo, filmati dall’alto in un video che – a partire da Le Monde – i media francesi si stanno impegnando a non diffondere o a pubblicare depurato delle scene più crude. «Abbiamo vendicato il profeta», «abbiamo ucciso Charlie Hebdo, siamo di Al Qaeda»: queste le altre urla deliranti dei terroristi i quali, durante alcuni interminabili minuti, hanno compiuto una mattanza scientifica, chiedendo ai giornalisti il loro nome prima di giustiziarli. Oltre ai 12 morti, undici sono i feriti, quattro dei quali in condizioni gravissime, da ore nelle mani dei chirurghi dell’ospedale della Pitiè – Salpetriere.

Sono caduti sotto i colpi del commando di terroristi Charb, il direttore, e i popolarissimi disegnatori satirici Wolinski, Cabu, Tignous e Honoré. Li hanno cercati, uno per uno, in particolare Charb, autore di un’ultima vignetta tragicamente profetica, in cui scherzava su possibili attacchi terroristici imminenti in Francia.
I testimoni parlano di un periodo di difese stranamente un po’ allentate al giornale, da anni nel mirino del fanatismo per le sue provocazioni contro gli estremismi religiosi di ogni tipo. I terroristi pare conoscessero i nomi dei vignettisti. La disegnatrice Corinne Rey, detta Coco, sopravvissuta all’attentato, ha raccontato che i killer «parlavano un ottimo francese e sostenevano di essere di al Qaeda».

Qualche riflessione mi sembra d’obbligo; al di là del dolore per chi sia stato vittima di tanta ferocia, impressionano sui popolari social i commenti di persone che ricordano quanto avvenne in Germania dove, la paura fomentata ad arte, portò al potere l’imbianchino austriaco con i baffetti. Come andò a finire lo ricordano tutti.

Navigando nel web oggi saltavano agli occhi le condivisioni degli articoli di Oriana Fallaci … giacché  lei aveva capito tutto. I “like” alle proposte di Matteo Salvini o Maurizio Gasparri, si sprecavano.
Vorrei invitare gli internauti a riflettere su alcuni fatti oggettivi nella fiduciosa speranza di sfatare il mito che “i musulmani sono tutti estremisti che comunque è colpa degli immigrati”.

Tra i dodici morti della strage di Parigi ci sono il correttore di bozze Mustapha Ourrad e il poliziotto Ahmed Meradet. Con buona probabilità che siano musulmani anche loro; il presidente del Consiglio francese per il culto musulmano ha condannato senza alcuna remora la strage: “A nome dei musulmani di Francia, nella loro quasi unanimità, sono qui per condannare l’orrore di questo crimine indicibile”: Ed ha aggiunto, Dalil Boubakeur, giungendo davanti alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi: “Ci inchiniamo davanti a tutte le vittime di questo dramma orribile” ;

Gli stessi musulmani, sempre in Francia, qualche mese fa, non hanno esitato a scendere in piazza per una protesta pubblica contro  l’ISIS; la stessa cosa è successa in Italia, come documentato dal quotidiano l’Avvenire. 

I due principali sospettati dell’attentato sono franco-algerini. Cioè non sono immigrati e hanno il passaporto francese. Nel 2014 sono stati uccisi circa 90 tra giornalisti e operatori nel mondo. Tutti ricorderanno le immagini dei reporter americani decapitati dall’ISIS. In realtà, numericamente, sono molti di più i Mohamed, i Yusuf, gli Omar ammazzati tra Siria e Palestina: si tratta di giornalisti locali, quasi sempre musulmani, uccisi da terroristi, delinquenti e dittatori dei loro paesi. Quindi i musulmani non sono tutti uguali e vengono spesso ammazzati perché chiedono la libertà di stampa. In Europa ci sono tra i 20 e i 30 milioni di musulmani. Questa cosa potrà  piacere o non piacere, ma è un dato di fatto. Non sono tutti terroristi così come non sono tutte brave persone. Prima di invocare il ritorno della pena di morte o l’uso di torture gratuite sui terroristi, varrebbe la pena ricordare che lo sfogo violento rischia di alimentare solo altra violenza.

Integrazione, immigrazione e contrasto al terrorismo sono tre temi fondamentali che creano problemi nella vita di tutti i giorni ed hanno conseguenze infinite. Però, se si decide di discuterne, bisogna capire che non ci sono formule facili, non ci sono bianchi e neri ed è tutto dannatamente più complicato: basta avere la volontà quanto meno di parlarne.

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