Spostiamoci più in “La” – (Sesta ed ultima parte)

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“Musica, chiave d’argento che apri la fontana delle lacrime, ove lo spirito beve finché la mente si smarrisce; soavissima tomba di mille timori, ove la loro madre, l’inquietudine, simile ad un fanciullo che dorma, giace sopita ne’ fiori.” [Percy B.Shelley 1792-1822]


Abbiamo già visto come il corista tra i 430 e i 435 hertz fu il più frequente nel periodo classico e come tutt’oggi sia, di conseguenza, il più usato dai gruppi che eseguono quel repertorio su strumenti originali.

Da un punto di vista più scientifico, è stato dimostrato come il suono, trasmesso ad una lastra su cui sia stata posta della polvere metallica, possa generare, con le sue vibrazioni, delle forme geometriche ben precise, ciascuna corrispondente ad una determinata frequenza; queste forme sono state visualizzate in molti esperimenti atti a dimostrarne la costante precisione ed a studiarne le possibili applicazioni.

Tra gli altri, il dott. Lawrence Blair, il musicista e fisico tedesco Ernst Chladni ed il medico svizzero Hans Jenny hanno mostrato in questo modo i vari modelli delle forme d’onda. Tali forme sono risultate essere più o meno “armoniose” a seconda della frequenza pur restando tutte a fortissima connotazione geometrica. A nostro avviso ciò rappresenta un’ulteriore conferma di ciò che sosteneva Pitagora con una felicissima immagine: “La geometria della forme è musica solidificata”.

Uno dei maggiori divulgatori dell’intonazione a 432 Hertz è stato Ananda M.Bosman. Bosman è un musicista, divulgatore e ricercatore che da oltre quindici anni si è fatto promotore del movimento da lui denominato AUMega Music Revolution. Lo scopo della AUMega Music Revolution è creare una comunità di musicisti che fanno musica, soprattutto elettronica, con corista a 432 herz e particolari procedimenti di composizione. Bosman, studioso di esogeometria, oltre a promuovere un’intonazione basata sul La a 432 Hz, compone musica completamente basata sui numeri 36, 54, 72, 108 e 144, il cosiddetto Pentaedro di Sierpinski.

Infine, alcuni interessanti spunti provengono anche dalla vita e dalle esperienze di Maria Renold. La sua preziosa ricerca ha rilevato, più di una volta, che attraverso la normale intonazione standard basata su un LA a 440Hz, gli ascoltatori presenti nella stanza cominciavano a polemizzare tra loro e ad assumere perfino comportamenti antisociali. Quando invece l’intonazione del medesimo pianoforte veniva eseguita adottando il LA a 432Hz, gli stessi ascoltatori, nuovamente invitati ad assistere al medesimo concerto, rimanevano questa volta piacevolmente colpiti ed entusiasti. Per oltre vent’anni Maria Renold ha avuto modo di constatare queste evidenze, partecipando a seminari e conferenze sia in America che in Europa, e prendendo nota delle reazioni spontanee dei partecipanti mentre assistevano al test che mostrava la differenza tra LA a 432Hz e un LA a 440Hz.

Riporto, a conclusione del nostro breve viaggio all’interno del mondo del La a 432Hz e delle sue possibili interpretazioni, una parte del testo, precedentemente citato, della lettera di Giuseppe Verdi al Governo Italiano, da Senatore del Regno:

“Fin da quando venne adottato in Francia il diapason normale, io consigliai venisse seguito l’esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d’Italia, fra le altre a quella della Scala, di abbassare il corista uniformandosi al normale francese. Se la Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 435 vibrazioni del corista francese in 432, la differenza è così piccola, quasi impercettibile all’orecchio, ch’io aderisco di buon grado. Sarebbe grave, gravissimo errore adottare, come viene da Roma proposto, un diapason di 450. Io pure sono d’opinione […] che l’abbassamento del corista non tolga nulla alla sonorità ed al brio dell’esecuzione; ma dia al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso di quanto non potrebbero dare gli strilli [Sic.] di un corista troppo acuto. Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome La a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un Si bemolle a Roma?”

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