Quando i ricordi possono far riflettere

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In una delle mie rare e recenti visite in un ambulatorio medico sono stato molto colpito dalla reazione di una signora non giovanissima che, all’ascolto del Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in mi minore op. 11 di Chopin, ad un volume molto basso in sala d’attesa, commentava infastidita. Informata di ciò che veniva diffuso, liquidava il tutto con l’espressione «che noia», «non ci capisco nulla», mentre taceva di fronte ad alcune opere artistiche contemporanee e/o riproduzioni pittoriche di grandi capolavori del passato, fotografie, ecc.

Intanto voglio ringraziare chi ha avuto l’idea della musica, per la sua sensibilità al Bello e, più in particolare, alla musica senza tempo, oltre al coraggio di andare contro corrente. In effetti, nel nostro Paese è insolito ascoltare musica classica, non solo nelle sale d’attesa di medici, ma ovunque. Attingendo ad un’espressione di un noto personaggio televisivo «la domanda nasce spontanea»: perché invece nei centri commerciali e nei luoghi pubblici si propone quasi esclusivamente musica pop, rock e generi simili escludendo la musica classica, jazz compreso? Personalmente e professionalmente, pur nutrendo interesse per ogni genere musicale, non trovo giusto propinare solo ed esclusivamente alcuni linguaggi musicali escludendo la possibilità di scelta. Il problema, apparentemente innocuo, è invece molto serio e può condizionare significativamente le scelte musicali e la percezione in generale.

Attingendo ancora ai ricordi di qualche anno fa, voglio citare la diffusione della musica, in alcuni periodi, il sabato sera, per il centro di Pesaro, nelle ore in cui le vie si animavano. A pensarci bene, ancora mi emoziono a rivivere quei ricordi. Ciò che osservavo era l’assenza del «lieto romore» leopardiano perché le persone parlavano a bassa voce per non disturbare e in alcuni momenti sembrava quasi un recitativo o un concertato di un’opera. Che dire poi degli episodi in cui la musica diventava più frenetica? Qualcuno si fermava lasciandosi travolgere dal famoso “crescendo rossiniano” e non mancava chi si lasciava sfuggire un applauso.

Ritornando all’episodio della signora annoiata all’ascolto della musica di Chopin, posso solo aggiungere che lei non ha colpe se non le è stata offerta fin da piccola un’educazione alla musica come invece è prassi consolidata per la letteratura italiana, la storia dell’arte, la matematica, ecc.

Pertanto la invito a non ‘chiudere’ le orecchie: qualcosa di buono e di bello rimarrà nella sua esperienza percettiva. La cultura ed ogni forma artistica sono patrimonio dell’umanità e contribuiscono al nutrimento dell’intelligenza, della sensibilità, dell’educazione, proiettando verso la condivisione dei saperi universali che rendono la vita meno difficile e più bella.

Gentile signora, non rinunci alla conoscenza del mondo della musica e, in generale, di tutto quanto esiste intorno a noi.  Se non ha avuto l’opportunità di frequentare biblioteche, musei, sale da concerto, ecc., le propongo di andare a visitare il graziosissimo borgo umbro di Solomeo ove si leggono alcune citazioni di filosofi, ben visibili in centro, e chissà che non possa trovare qualche risposta, o meglio ancora, sentire scricchiolare alcune sue certezze?

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Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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