«Lecce, la Firenze del sud»: città uniche nella storia della musica

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Più volte si sente dire dai turisti che Lecce non sembra una città del sud, giudizio ambivalente in quanto allude ad un elogio o ad una diminutio, mentre nessun dubbio per l’uso di indicarla come la Firenze del sud.

Lo storico tedesco Gregorovius, durante i suoi Wanderjahre in Italien (Pellegrinaggi in Italia), arrivato nella città del sud si pronunciò cosi: «Lecce può dirsi la Firenze dell’epoca del barocco. In questa tendenza artistica non v’è nulla in Italia che le si possa comparare» (Nelle Puglie, 1860) poiché le due città si somigliano per la ricchezza artistica e culturale.

Inoltre la toponomastica è curiosamente simile: Campi Salentina e Campi Bisenzio; Novoli e l’omonimo quartiere fiorentino; San Donato di Lecce e San Donato in Poggio (frazione di Tavarnelle Val di Pesa) e San Donato in Collina (frazione di Bagno a Ripoli), ecc.

Tra le molte chiese alcune hanno lo stesso nome, come la Basilica di Santa Croce, ed è significativo che la cartapesta leccese fosse presente nella Firenze medicea del ’400.

Parliamo di due città che, pur differenti, “si accompagnano” in una sorte di viaggio nella bellezza come ricorda il motto Similes cum similibus congregantur, risultando uniche anche sul piano musicale.

Si pensi che l’Ars Nova italiana registra il suo massimo sviluppo proprio a Firenze nel XIV secolo e lo stesso melodramma nasce con la Camerata fiorentina ove successivamente Bartolomeo Cristofori costruirà il fortepiano, antenato del pianoforte (1698-1700).

Ritratto di Luigi Cherubini

A cavallo del XVIII-XIX secolo, tra i compositori fiorentini, troviamo il grande Luigi Cherubini, oggi ricordato anche per l’intitolazione del Conservatorio cittadino e per la l’Accademia nazionale di musica, lettere e arti che porta il suo nome, fondata nel 1860. Il Conservatorio possiede una delle più importanti biblioteche europee con il Museo degli strumenti musicali di provenienza principalmente medicea, attualmente ubicato nella Galleria dell’Accademia. Se la Biblioteca Nazionale Centrale ospita la Sala Musica con importanti fondi musicali, presso la Medicea Laurenziana si conserva il Codex Squarcialupi, fonte dell’Ars Nova italiana.

Che dire poi sulla presenza di importanti personalità del mondo musicale del ‘900, fiorentini o di adozione? Solo per fare qualche nome, ecco compositori come Luigi Dallapiccola, Vito Frazzi, Mario Castelnuovo – Tedesco, Valentino Bucchi e Pietro Grossi.

Tra i tanti critici e musicologi ricordiamo Abramo Basevi, Mario Fabbri, Clemente Terni, Sergio Sablich e Leonardo Pinzauti. Non mancano direttori d’orchestra del calibro di Vittorio Gui, Bruno Bartoletti, Piero Bellugi, oltre a suo figlio David, flautista, il tenore Mario del Monaco, il pianista Rio Nardi e il fisarmonicista e compositore Salvatore di Gesualdo.

Fra i luoghi e le istituzioni musicali spicca l’antico Teatro della Pergola (inaugurato oltre 350 anni fa), l’ottocentesco Teatro Verdi e il Teatro Comunale (oggi la nuova sede è chiamata Teatro dell’Opera di Firenze) con la sua Orchestra fondata nel 1928 da Gui che ospita il prestigioso Festival del Maggio Musicale Fiorentino. E ancora l’Orchestra Regionale Toscana, il centro di ricerca Tempo Reale (fondato nel 1987 da Luciano Berio) e la Scuola di Musica di Fiesole nata nel 1974 grazie a Piero Farulli, sede anche dell’Orchestra Giovanile Italiana.

Per Lecce e il suo territorio, a partire dal ‘500, si assiste ad una rinascenza anche dal punto di vista musicale. Tra i compositori salentini, nei secc. XVI- XVII   emergono Fabio Pelusu, Agostino Scozzese, il gallipolino Giuseppe Tricarico, Pietro Migali.

È significativo che tra i musicisti attratti dai grandi rinnovamenti della nascita del melodramma troviamo il salentino Girolamo Melcarne, di Montesardo, che nel 1606 pubblica due opere a stampa per l’editore fiorentino C. Marescotti «desiderosissimo di sentire, e godere li canori Cigni, del nuovo Parnaso di questa virtuosissima città» come si desume dalla dedica a Francesco Buontalenti.

Ritratto di Pasquale Cafaro

Il ‘700 vede protagonisti, in diverse corti europee, musicisti formatisi nei gloriosi Conservatori napoletani, tra cui il galatinese Pasquale Cafaro, allievo di Leonardo Leo, considerato compositore eccellente e insegnante tra i più dotti del suo tempo. Allargando l’indagine sui musicisti di una certa generazione nati a Lecce tra il XIX e il XX secolo ricordiamo i compositori Giovanni Spezzaferri, il figlio Làszlò (anche violoncellista) e Armando Gentilucci; tra gli interpreti il mezzosoprano Cloe Elmo, il tenore Tito Schipa e la pianista Lya De Barberis. A differenza di Firenze le più importanti istituzioni leccesi nascono negli anni ’70 del secolo scorso: il Conservatorio «Tito Schipa» (dal già esistente Liceo musicale degli anni ’30, attualmente ospita un’importante biblioteca) e la recente Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento OLES (nata dalla precedente Orchestra Sinfonica della Provincia di Lecce).

Tra i Teatri più noti emergono il Politeama Greco della fine ‘800, il Paisiello, inaugurato nel 1758, il Teatro Apollo, riaperto da poco e l’Anfiteatro Romano. Tra i giornalisti e musicologi ricordiamo Vito Raeli (originario di Tricase), Renzo D’Andrea e Giuseppe Alfredo Pastore, napoletano ma leccese di adozione (ha diretto per oltre un trentennio il Conservatorio) che ha dato un forte impulso agli studi musicologici nell’ambito della Scuola napoletana del ‘700 e dei musicisti pugliesi.

Infine non si può sottacere il fenomeno delle bande musicali che dalla fine del XVIII sec. iniziano a nascere in molti centri. Tra le più famose nel Salento, per la sua storia particolare, vi è quella di Squinzano, nata nel 1867 e diretta dai fratelli Abbate, molto apprezzata anche dallo stesso Pietro Mascagni e quella di Lecce che nel 1877 è citata nella «Gazzetta Musicale di Milano» per un concorso relativo ad un reclutamento di un Maestro concertatore d’orchestra e Direttore della Banda musicale.

È un grosso rammarico che Leopold Mozart, padre del più celebre Wolfgang, non abbia avuto occasione di visitare Lecce perché, probabilmente, avrebbe riferito alla moglie riflessioni simili contenute in una lettera del 1770: «Desidererei che tu potessi vedere Firenze, i suoi dintorni, la sua posizione: diresti che qui si deve vivere e morire».

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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