Il 4 novembre torni FESTA NAZIONALE

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quattro novembre liberazioneIn occasione della ricorrenza del 4 novembre, ”Festa dell’Unità Nazionale” e ”Giornata delle Forze Armate”,  ritengo sia necessario reintegrare  questa festività quale festa nazionale. Se è vero che ogni Nazione ha nella sua storia date la cui celebrazione è intesa come un obbligo morale per le istituzioni e per la cittadinanza, in quanto testimoniano passaggi dell’evoluzione e della crescita della nazione stessa, oltre che degli ideali e valori superiori, per i quali ogni sacrificio – anche quello della vita stessa – è possibile e forse anche auspicabile.

Ci sono esempi internazionali di come la ricorrenza della propria Indipendenza (si pensi a quella americana rispetto ai britannici o quelle dei paesi dell’est europa nei confronti dell’URSS) sia festeggiata con grande evidenza. Sono queste date e giornate che hanno forgiato il percorso dell’umanità, crinali cronologici tra passato e futuro, oltre ad essere date che ricordano anche vittorie militari di eserciti patri, nei confronti di quelli di Stati esteri.

Nel caso italiano, per molti decenni la festa del 4 novembre – istituita all’indomani della vittoria di Vittorio Veneto – è stata celebrata come festa nazionale. Una giornata che univa tutto il popolo italiano, che in quella precisa circostanza ricordava e celebrava la vittoria nel I° conflitto mondiale e il raggiungimento dell’unità territoriale del nostro Paese. Una vittoria militare attraverso la quale l’Italia prese coscienza del proprio “Io” Nazionale e gli italiani, ben oltre 50 anni dopo l’unità d’Italia, diventarono un corpo unico, un solo Paese. La splendida ed epica vittoria nel primo conflitto mondiale cementò una nazione che per secoli era stata divisa e immersa esclusivamente nelle proprie realtà ed interessi locali. Ma quelli del 1915-1918 furono gli anni in cui scoprimmo finalmente cosa fosse l’identità di un popolo, la Patria, gli anni durante i quali per la prima volta ci trovammo uniti, da nord a sud, a combattere per una nazione, la nostra Italia. Erano gli anni in cui valorosi soldati morivano sul Carso e sul Monte Grappa, in cui rifulsero personaggi eroici come Enrico Toti, che morì lanciando contro il nemico la stampella su cui si reggeva. Era l’epoca della leggendaria generazione del ’99, che sulle sponde del fiume Piave guidò la riscossa andando incontro a pericoli mortali pur di dare all’Italia un futuro libero dall’oppressore straniero.

Celebrare nuovamente la festività del 4 novembre, quindi, per onorare anche ricordo dei nostri connazionali sacrificatisi per la Patria con atti di eroismo e di patriottismo estremo in quella che in molti hanno considerato la quarta guerra d’indipendenza e quindi il coronamento del risorgimento italiano. Un popolo che non ha consapevolezza della propri storia, delle proprie radici è un popolo destinato a non avere futuro e casa. Considerando che solo ragioni burocratiche assolutamente insignificanti, come il recupero di una giornata lavorativa, hanno permesso la abolizione della festa nazionale del 4 novembre, e visto che in un momento storico come quello che stiamo vivendo in Italia con la crisi di valori di riferimenti forti, che si identificano in quelli della Unità Nazionale e con la forte necessita del reintegro dei suddetti valori, occorre farsi carico del senso e della storia del 4 novembre e riportare questa data a festività nazionale!

Non bastano gli spot governativi che periodicamente le Istituzioni nazionali pubblicizzano allo scopo, vano, di far ricordare quella data, in quanto questa spesso risulta essere solo immagine, fumo negli occhi, agli occhi di un pubblico miope. A differenza di altre date, quale per esempio quella del 25 aprile, questa è l’unica che può ancora oggi ricompattare una nazione attualmente caratterizzata da un’identità confusa, divisa da contrapposizioni localistiche, da conflitti interistituzionali e da rancori politici. Il 4 novembre unisce con orgoglio l’intera nazione italiana perché a quella data risale la vittoria di tutti, il sacrificio che commuove ancor’oggi quando si ascoltano i canti che ne rievocano le epiche e sanguinose battaglie.

Fausto  G. Longo 

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