Mercato immobiliare: ripresa?

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Mercato immobiliare in ripresaSebbene blandi, nel mercato immobiliare leccese vi sono tutti i segnali di una ripresa. Dopo il boom di negoziazioni nel 2008, con circa 9.000 scambi e la crisi che ha visto questo valore scendere nel 2011 a 6.000, oggi tutti gli indicatori mostrano segnali positivi. In definitiva, il punto più basso della crisi è stato superato. Certamente, siamo ancora molto lontani dalle dinamiche euforiche dei primi anni del 2000. D’altro canto, il settore dal dopoguerra non aveva mai conosciuto una battuta d’arresto così decisa, se non per brevi crisi di assestamento, dovute ad eccessiva speculazione.

Una crisi che ha colpito duramente la nostra provincia ed in generale le province meridionali, dove il patrimonio delle famiglie è composto prevalentemente da investimenti nel mattone. Al riguardo, si pensi che nel leccese il patrimonio medio delle famiglie è composto per circa il 75% da immobili e terreni, al contrario delle famiglie settentrionali dove tale percentuale si aggira intorno al 60%. La battuta d’arresto del mercato immobiliare ha fatto crollare i prezzi e il patrimonio medio delle famiglie leccesi da un valore di 330. 000 euro è scivolato a 240.000 euro. Il crollo del mercato, infatti ha visto una contrazione dei prezzi di circa il 40%, se non, a volte, del 50%.

La debole ripresa si deve soprattutto alla spinta della domanda extraprovinciale ed internazionale, in ogni caso di soggetti settentrionali dotati di liquidità, che trovano conveniente acquistare in provincia, dove i prezzi sono particolarmente bassi e abbordabili. Molti sono gli svizzeri e i tedeschi ed anche cinesi, ma non pochi, anzi, sono i napoletani, i milanesi, i bolognesi, i baresi, che acquistano soprattutto grosse proprietà e speculano nelle località turistiche. E tutto ciò ha portato ad una piena ripresa di alcuni centri della provincia di Lecce, con in testa Gallipoli e Otranto, dove le quotazioni superano abbondantemente i 2.000 euro a metro quadro. Peraltro la tendenza pare stabile.

Certamente, una ripresa piena e generalizzata del mercato immobiliare della provincia di Lecce potrà aversi solo dopo una riduzione drastica della disoccupazione, che porterebbe ad una domanda interna più sostenuta e robusta. Va ricordato, al riguardo che, in provincia di Lecce i disoccupati ascendono a circa 70.000 unità, con conseguenze pesanti e depressive soprattutto sulla domanda di beni durevoli e della casa in particolare.

D’altro canto, ad incidere sulla crisi attuale sta il mutamento dei gusti del consumatore in seguito ai mutamenti dell’assetto sociale, che ha portato ad una domanda di abitazione rispetto alla quale l’edilizia si è trovata impreparata o comunque non ha saputo cogliere i segnali del cambiamento. In tale direzione va notato che sono scomparse le famiglie numerose: il tasso di natalità è vicino allo zero. Ma poi la famiglia tradizionale leccese sta scomparendo: prevalgono sempre più le coppie senza figli, i gengle (genitori single) ed i single. Peraltro la mobilità familiare è aumentata notevolmente. Sempre più frequenti sono le separazioni ed i divorzi, col formarsi agglomerati familiari eterogenei e multipli.

Queste modificazioni profonde della società e delle dinamiche sociali hanno condotto ad una richiesta di abitazioni diversa rispetto al passato: metrature più contenute, sotto gli 80 mq per abitazione. Sempre più su tale scia aumenta la domanda di monolocali e bilocali, i cui prezzi stanno aumentando progressivamente, perché l’offerta non si presenta adeguata. Fino al 2008, infatti, l’edilizia era protesa a privilegiare appartamenti di grandi metrature e di lusso, che hanno progressivamente perso valore. Tuttavia, pare che su tale piano si siano avviati dei processi di reimpostazione da parte dei costruttori e degli operatori edili.

In conclusione, tutto lascia prevedere che per il prossimo futuro il mercato immobiliare debba riprendere quota, in parte sotto la spinta degli investitori stranieri, in parte per l’avvio di un processo di allineamento dell’offerta alla domanda, con conseguenze positive sull’intera economia provinciale.

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