Legge di stabilità 2015, le alchimie economico-finanziare del vate di Firenze

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Legge di stabilità

“Abbassare le tasse, come tagliare gli sprechi, non è di destra né di sinistra: in Italia è semplicemente giusto” . Matteo Renzi con questa affermazione lanciata sul social Twitter, sostiene l’impianto della legge di stabilità approvata ieri  dal Consiglio dei Ministri.
Dopo la solita bagarre della annuncite che affligge l’esecutivo, arriva la legge di stabilità 2015; il Presidente del Consiglio “annuncia” un taglio alle tasse per 18 miliardi di Euro in meno: “La più grande riduzione mai fatta da un governo in un anno”. 

La stabilità 2015 sarà una manovra da circa 36 miliardi di Euro, 6 miliardi in più rispetto ai 30 annunciati, coperta con 15 miliardi di spending review, 11,5 miliardi di spazio sul deficit, 3,6 miliardi di tassazione delle rendite finanziarie, 3,8 miliardi dalla lotta all’evasione, 600 milioni dalla banda larga e 1 miliardo dalle slot machine.

Senza tediare il lettore con un lungo elenco degli spazi di intervento su cui volteggerà l’azione di governo, ecco in sintesi i punti salienti.

Bonus Irpef 80 euro: si conferma il bonus di 80 euro anche nel 2015, diventando una detrazione e non più un bonus aggiuntivo. Non cambia invece la platea. 

Bonus bebè e esenzione ticket: al fine di sostenere le famiglie con figli arriva invece un sostegno fino al terzo anno di età. Per i nuclei numerosi in arrivo anche l’esenzione dei ticket, con la riforma che sarà pronta entro fine anno.

Credito imposta ricerca e sviluppo: per le PMI arrivano risorse per mezzo miliardo per il credito d’imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo (per le imprese possibili anche il “patent box”, cioè un meccanismo di sostegno ai brevetti, con agevolazioni sui guadagni). 

Taglio Irap: un nuovo, sostanzioso, intervento sull’IRAP, da cui sarà eliminata la componente lavoro (per 5 miliardi), che si aggiunge al taglio del 10% del 2014. 

Minimi Partita IVA: al fine di sostenere anche 900mila partite IVA, la legge di stabilità 2015 anticipa la parte del decreto sul riordino del regime dei minimi, previsto nella delega fiscale. Minimi partita Iva, imposta al 15% e novità 2015.

Sgravi neo assunti: capitolo importante è quello che riguarda le nuove assunzioni con sgravi fiscali. Zero contributi per le imprese che assumono: potranno godere anche dello sgravio sui contributi a loro carico, azzerati per tre anni sui neoassunti, misura per cui saranno stanziati quasi due miliardi.

Scuola e precari: stanziati anche 250 milioni di Euro per le spese per i tribunali che non saranno più a carico dei Comuni ma dello Stato e risorse per la stabilizzazione dei precari.

TFR in busta paga: la legge di stabilità 2015 prevede anche l’anticipazione del TFR in busta paga, misura che ha ricevuto anche l’OK delle banche.

Semplificazioni IVA: la Stabilità cancella dal 2016 l’obbligo della dichiarazione unificata e viene fissato a febbraio il termine per presentare la dichiarazione IVA.

Ravvedimento lunghissimo: introdotto il ravvedimento lunghissimo, l’istituto che prevede il pagamento di sanzioni per chi paga in ritardo tasse e imposte. Il ravvedimento operoso attualmente prevede la riduzione delle sanzioni a 1/8 del minimo solo entro un anno, e secondo quanto previsto nella legge di stabilità 2015 allarga le sue porte fino a coprire i termini dell’accertamento con sanzioni minime via via rimodulate in funzione dei tempi con cui il cittadino sana l’errore. Sanzioni ancora più ridotte se la regolarizzazione, anche sui versamenti, avviene entro 90 giorni.

Controlli fiscali in aiuto del contribuente: cambio di rotta per i controlli fiscali che saranno più favorevoli nei confronti del contribuente. Sarà l’Agenzia delle Entrate che metterà a disposizione nuovi flussi di dati per aiutare il contribuente ad assolvere correttamente i suoi obblighi fiscali.

Ad una prima occhiata si potrebbe affermare che questa volta bene o male, dovremmo essere tutti contenti, ma le perplessità non mancano e diventano frutto di riflessione: le coperture sono, come di prassi, tipicamente all’italiana. Oltre 11 miliardi di Euro vengono fuori dall’aumento del deficit di bilancio, quindi non essendoci denaro e lapalissiano che la copertura non c’è. Per quanto afferente ai “tagli”, si taglia molto poco sui ministeri e molto, circa 6 miliardi e duecentomila Euro, su Regioni ed Enti locali: ciò fa presupporre la malafede di chi pensa che ci sia ancora spazio per sottrarre denaro dai trasferimenti agli Enti locali.
Dopo quattro anni in cui lo Stato centrale ha sottratto oltre 40 miliardi a Regioni e Comuni, ogni ulteriore stretta ridurrà i servizi, visto che le tasse non si possono più alzare evitando rivolte di piazza anche se il ministro Padoan è favorevole,  si dice, ad un aggravio delle imposte locali.

Ancora una volta, purtroppo, non per finanziare investimenti che creino sviluppo per i prossimi anni, ma per una riedizione riveduta e corretta della operazione 80 Euro. Spendere in deficit e dichiarare di voler ignorare le direttive europee è facile; la parte difficile sarà affrontare le sanzioni europee e la furia dei cittadini se dovessero scoprire che i regali della politica spesso nascondono insidie molto pericolose.

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