“La politica educata”: il 26 febbraio il terzo appuntamento

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Il saluto dell’Arcivescovo di Lecce, Mons. Michele Seccia, foriero  e benaugurante di frutti per l’eco che questi tre incontri rifletteranno nella cultura, apre l’ultima conferenza online per la terza edizione di ”Osare il futuro” con “La Politica Educata”. Il tema: “Il futuro del lavoro, dalla necessità all’urgenza del cambiamento”

A sviluppare l’argomento il dott. Marco Bentivogli, coordinatore di “Base Italia”, un’Associazione che irradia l’attenzione su iniziative di studio e di ricerca nel contesto economico-sociale, giuridico e ambientale al fine di interrelare connessioni in una logica di squadra e di sistema.

Ad introdurre nella tematica di questa finale tranche, il dott. Luca Potì che ha allargato il focus della discussione alle speranze nel futuro, vera linfa vitale per i giovani, in risposta al quale l’ospite Bentivogli è stato perentorio: “la serietà del percorso di studio per avere un futuro prima ancora di preparati lavoratori è di buoni cittadini”. Ma non si ferma qui il suo contributo, altresì si frastaglia ponendo come base indispensabile la centralità dell’uomo che la tecnologia non può per nulla annullare, al contrario saper usare essa per promuovere una educazione dell’uomo nell’ambito tecnologico, appunto. E cioè il sapere umanistico deve collocarsi come una forbice nel progettare e sfidare, intesa come etica del mercato del lavoro.

In tal senso Bentivogli, facendo leva sulla sua preparazione professionale spesa, in passato, nel campo siderurgico e la sua esperienza presente nel sindacato  a livello nazionale, rende ragione dei giudizi che appaiono come sentenze di primo acchito. In realtà l’autorevole sindacalista mette l’accento sulla necessità del cammino di formazione presso tutti i soggetti di matrice economica, facendo un raffronto tra ideologie e dati, propendendo per questi ultimi. E illuminando sulla urgenza di non  fossilizzarsi nel tessuto del sistema economico non  solo sugli sgravi fiscali per le aziende ma puntando sull’estensione delle infrastrutture. E prende in prestito alla psicologia del lavoro una metodologia, facendone una bandiera circa l’aspetto ineluttabile relativo all’orientamento professionale e più in dettaglio al bilancio delle competenze, tanto propagandato e a volte poco usato o solo in  parte richiesto. Forte del suo indiscusso ruolo centrale rispetto a coloro che si domandano sulle dinamiche economiche e della forza-lavoro, definisce, attingendo alla radice del termine sindacato – il punto del suo campo d’indagine – “un insieme per promuovere giustizia”. In verità la sua posizione, a proposito delle politiche industriali, è “il diritto alla salute dentro il diritto al lavoro”. E se ciò non basta azzarda che i ragazzi di oggi, benintesi il diritto e il raggiungimento al titolo di studio, “non si sa che cosa faranno da grandi”.

Una competizione che ha la sapienza, dove questo termine sta per sapore, solo di positivo. E così il dott. Bentivogli riporta il richiamo di Papa Francesco, quando il Pontefice tuona: “dare significato e dignità al lavoro, far crescere le persone nel lavoro e non controllarle”. Felice corollario che chiude il confronto tra questi massimi esperti che hanno conferito lustro all’informazione in questa scuola di politica.