Volontarietà è uguale a potere?

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Alcuni si chiedono se onnipotente e onnisciente siano la stessa cosa. Non è così, l’onnipotenza è potenza sempre, l’altro termine ha a che fare con la continuità del sapere. Le due parole hanno un pre-fisso comune, “onni”, che include tutto, cioè. Quando parliamo di volontarietà degli atti, illustriamo una situazione caratterizzata da una sorta di potere, un’azione che va a toccare degli equilibri e ad apportare dei mutamenti.

E’ così che funziona l’attivismo del volontario che, dove posa il suo intervento, modifica le cose accessorie che incontra nell’assemblare una risorsa. Dunque una sfera emotiva, l’ammasso emozionale che appare fragile o perlomeno un animo che domanda un aiuto esterno, viene toccato dall’azione di un altro coacervo di emozioni che, incontrandosi, crea scintille, dando luogo ad una nuova realtà di vita.

Potremmo dire una creatura nuova, è quella la risultante di un insieme di forze uguali e contrarie che hanno lo stesso obiettivo dichiarato: il movimento. La stasi dunque la morte, il silenzio, in cui si trovano non solo i corpi senza vita, ma anche le anime sofferenti cessa di esistere tale quando esperisce una presenza. Il potere, la potenza di realtà sinergiche per una legge fisica tumultando generano apertura e portano il soggetto ad una ulteriore sintesi. Ciò percorrendo il tempo che la persona vive come nella zona di comfort per poi passare ad una nuova tesi.