Va in scena – Kramer contro Kramer (1979)

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“Io credo che la ragione per cui se n’è andata sia perché per tanto tempo io ho continuato a cercare di fare di lei un certo genere di persona, un certo genere di moglie che secondo me avrebbe dovuto essere, e lei proprio non era così. Lei era tutto il contrario di così. E ora che ci penso credo che si sforzasse tanto di cambiare per farmi felice, e non riuscendoci lei cercava tanto di parlarmene, vedi. Ma io non la ascoltavo perché ero troppo occupato, troppo impelagato a pensare soltanto a me stesso e credevo ogni volta che ero io felice che dovesse esserlo anche lei, mentre io credo che dentro fosse molto triste, sai. E forse è stata qui più di quanto non volesse perché ti vuole un bene dell’anima e la ragione per cui la mamma non abita più qui è stata perché non reggeva più me, Billy. Non se n’è andata per colpa tua, se n’è andata per colpa mia”.

Queste sono le parole di un uomo, di un padre, di un marito protagonista di un dramma familiare che lo colpisce profondamente dopo l’abbandono di sua moglie, un abbandono che lo fa riscoprire padre, dopo essere stato preso per una vita intera dai suoi interessi di lavoratore e di capofamiglia, e per questo assente nella vita di una donna che aveva giurato di amare per sempre.
La pellicola, che vede protagonista Dustin Hoffman, intitolata “Kramer contro Kramer”, è stata vincitrice di ben cinque premi Oscar portando la pellicola ad essere considerata uno tra i migliori lavori del 1979.
Fu premiata Meryl Streep come miglior attrice non protagonista, interpretando un personaggio in cui riesce a rappresentare al meglio una donna stanca, consapevole dei suoi errori, con un disperato bisogno di essere compresa, amata e ascoltata dopo un matrimonio di parole andate vie col vento, in cui si riesce a cogliere un grande senso di drammaticità.

Tratto dal romanzo Kramer vs Kramer dell’anno 1977, il film è diretto da Robert Benton che riuscì ad aggiudicarsi uno dei 5 premi Oscar per migliore regia, e che fu accolto con molta positività dalla critica e in particolar modo da Robert Ebert, critico cinematografico statunitense, vincitore del premio Pulitzer per la critica nel 1975, che ha considerato il lungometraggio molto equilibrato, specialmente nel riportare in modo imparziale i punti di vista dei due genitori, entrambi vittime della serie di eventi che vivono, non per cattiveria, ma per poca attenzione.

Affrontare le difficoltà di doversi occupare a tempo pieno di un figlio dopo non averlo mai fatto per Dustin nelle vesti di Ted, e il ritorno di una madre e moglie dopo un periodo di allontanamento per ritrovare se stessa, sono eventi culminanti nell’opera che terminano con una causa in tribunale per ottenere la custodia del proprio stesso figlio. Interessante fu lo svolgimento delle riprese in cui reali furono le tensioni tra i due protagonisti e di cui veniamo a conoscenza grazie a un’intervista rilasciata da Meryl Streep per il Time in cui rende noto l’aggressivo method acting messo in atto da Dustin Hoffman. L’attrice infatti dichiarò di essere stata toccata indesideratamente già al primo incontro e di aver subito ironie sul compagno John Cazale, appena scomparso.

La pellicola fu indubbiamente un successo, e molto apprezzate furono le apparizioni di Justin Henry, per la prima volta sugli schermi cinematografici, ed è dimostrato dal numero di incassi ottenuti pari a 106 milioni di dollari solo in Nord America.
Un film commovente, che fa riflettere su quelle che purtroppo possono essere le vicende familiari che comunemente sfuggono, un po’ per leggerezza, un po’ per pigrizia, un po’ per incapacità, ma che non si è mai in ritardo per migliorare, specie se parliamo di amore, figli e tutto ciò che può renderci felici.