Toc toc, il destino che bussa alla porta o tempus fugit?

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Ormai è opinione molto diffusa che tutto ciò che capita nella vita, sia nel bene che nel male, possa dipendere dal destino. Se il risultato migliora la nostra esistenza influenzerà positivamente il nostro cammino, viceversa sarà il pessimismo a prendere il sopravvento. Probabilmente dovremmo rivedere sotto un’altra luce il tutto, ricordando che Ogni uomo ha un suo compito nella vita, e non è mai quello che egli avrebbe voluto scegliersi (Hermann Hesse).

Poi c’è il problema del come far scorrere bene il tempo, anzi come “andare a tempo” con il tempo.

In musica per esempio, già nel XV secolo, per stabilire il tempo di esecuzione di una composizione si ricorreva al proprio battito cardiaco dal quale stabilire il tactus ma, a causa della sua approssimazione, tra i tanti tentativi, Johann Nepomuk Mälze (1816) riuscì a brevettare uno strumento dal nome metronomo, superando il sistema precedente.

Oggi, accanto a quelli meccanici, esistono anche in versione elettronica software che, per quanto sofisticati, possono garantire solo la scansione ritmica e misurare il tempo musicale. Se alle campane e poi agli orologi è stato assegnato il compito di scandire il tempo della giornata chi dovrà, invece, pensare a scandire il tempo della vita?

Nessuno dei sistemi sopra citati può aiutarci. Considerando la società moderna caotica e veloce con le diverse cause che portano alle aritmie, l’affascinante auscultazione del proprio battito del polso può fornire solo i valori pressori del momento e non la scansione della vita. Allora non rimane che far riferimento ai momenti diversi caratterizzanti la nostra esistenza, ovvero i mesi dell’anno, i quali, nella loro reiterazione, scandiscono inesorabilmente le stagioni della nostra vita.

Ritornando ad Hermann Hesse (Calw, 2 luglio1877 – Montagnola, 9 agosto 1962) che ricordiamo a 57 anni dalla sua morte, ecco una sua poesia ove, ancora una volta l’efficacia della trasposizione di concetti profondi trova la sua forza espressiva nella metafora:

Settembre

Triste il giardino: fresca / scende ai fiori la pioggia. / Silenziosa trema/ l’estate, declinando alla sua fine. / Gocciano foglie d’oro / giù dalla grande acacia. / Ride attonita e smorta/ l’estate dentro il suo morente sogno. / S’attarda fra le rose, / pensando alla sua pace; / lentamente socchiude / i grandi occhi pesanti di stanchezza.  

Non serve essere tristi perché Ride attonita e smorta / l’estate dentro il suo morente sogno, ma bisogna reagire saggiamente dando il benvenuto a settembre e ringraziandolo per averci accolti nel suo tempo.

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

2 COMMENTI

  1. Argomento di grande interesse trattato con una completezza inusuale attraverso riferimenti antropologici, musicali, storici di ampio respiro culturale. Le citazioni di autori e composizioni permettono di entrare in contatto in modo pieno e sentito con una realtà coinvolgente ed appassionante.

  2. Delicato intreccio tra una poesia di Herman Hesse e il ritmo dello scorrere del tempo e della musica. Ancora una volta il maestro Dell’Atti riesce a muoversi con tatto e destrezza tra elementi che solo apparentemente appaiono lontani tra loro, unendo invece allo stesso filo rosso le sue profonde conoscenze musicali, la poesia e la malinconia dell’animo umano al sopraggiungere dell’autunno della vita.

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