Riflessi nell’anima – Domenica 20 giugno 2021, 12^ del Tempo Ordinario

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Dal Vangelo secondo Marco (4, 35-41)

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».

Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».


Giunge sempre una sera nel giorno di uomo. E non soltanto sul limitare di un’esistenza che sta per finire. Di sere nelle vicende umane ce ne sono tante e non sempre raccontano di cuori che si aprono alla speranza e alla gioia.

C’è la sera della solitudine che inquieta il cuore e non fa prendere sonno all’anima. C’è la sera delle nostalgie che tanto spesso si trasformano più che in poesia in rimpianti sul tempo e le occasioni perse. C’è la sera del buio della storia, della mente e dell’anima, della ragione e della religione…

Di quante sere si potrebbe raccontare … ciascuno conosce la propria dinanzi alla quale «per poco il cor non si spaura» (Leopardi G., L’Infinito in Idilli, 1826).

Ecco presentarsi Gesù con una Bella Notizia: quando giunge la sera, qualsiasi essa sia, Lui è capace di trasformare la tristezza e la paura e la tenebra e il rimpianto in mattino nuovo: «Passiamo all’altra riva». È la Pasqua del Signore, e nostra.

Ogni sera altro non è se non una Pasqua, un passaggio, una trasfigurazione se sulla barca del vivere lasciamo salire prima Lui, il Signore.

Pasqua non è risoluzione immediata dei problemi. La Pasqua prevede un’appartenenza e una condivisione che accadono e si realizzano nell’essere parte di una famiglia, quella dei figli di Dio, che come una barca attraversa il mare del tempo e della storia costantemente costellate da pericoli e avversità, da onde e da venti impetuosi che sono le tempeste della vita.

Negli sballottolamenti del vivere e nei pericoli la tentazione immediata dell’uomo e della donna di sempre è credersi dimenticato e dimenticata, non importanti non solo per il mondo, ma anche e soprattutto per Dio, il Signore.

Nelle sere della vita siamo raggiunti dal Vangelo che è Notizia Bella e certa e vera: “Non avere, non abbiate paura! Ci sono Io, il Signore! Io sono con te, con voi”. E davanti a Lui “ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra si piega” (cfr. Fil 2, 10), come le forze del nemico e della natura.

Il passaggio all’altra riva si trasforma in Pasqua. Il dormiente si desta come il Rialzato, il Risorto. Il vento e la tempesta si quieta. La sera non fa più paura trasfigurandosi nell’ennesimo preludio di albe nuove dal sapore dei ricominciamenti e in mattini carichi di rugiada che spandono la fragranza di una vita che rinasce.

Ogni sera del vivere, da quella prima sera sul lago, è abitata dal Signore del Cielo e della Terra e del Mare. E con Lui sulla barca che è la Chiesa ogni forza avversa, è messa a tacere, ogni vita potrà dormire sonni tranquilli gravidi di sogni di futuro, come dormiva il Signore dei signori in una sera di tempesta «a poppa, sul cuscino».