Potere maschio, politica donna

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Il potere è sempre e lo è tuttora, maschio, morfologicamente l’uomo è dotato per dare se stesso, essendo parte attiva nel cominciamento della fecondazione. Alla sommità delle cariche pubbliche, la stragrande maggioranza è maschile, come a dire che è ineluttabile l’essere “dominati” dal genere classico maschile. Basta pensare che ai vertici dei mondi, politico, religioso per fare degli esempi eclatanti, i posti sono generalmente occupati dai signori uomini. Ma questo è da sempre frutto di una cultura millenaria, come accade ancora, seppure un po’ oggi validato, il potere della donna.

Consideriamo che la politica, con questo vocabolo grammaticalmente al femminile e che abbraccia il ruolo ancora non del tutto per fortuna irrevocabile di “regina della casa”, si spiega che ella stessa non osa ad opporsi ad etichettature che si rivelano cronologicamente superate. Gli stessi figli rispondono per contrastare semmai con simpatia apparentemente i genitori in netta prevalenza la madre con un “ok boomer”, come  viene definita la generazione dal dopoguerra  fino al 1964. Ma la politica è una realtà non cristallizzata bensì aperta al cambiamento in rapida evoluzione come lo è il modus vivendi muliebre tanto da creare talvolta problemi alla staticità che avvolge l’istituzione famiglia nel senso prettamente canonico.

Politico è un termine che deriva dalla polis cioè città-stato nel significato greco, l’arte di governare. L’assistente sociale, la psicologa, la consulente d’immagine, la casalinga sono attività perlopiù femminili e tuttavia indubbiamente le si riconoscono un potere tale da imprimere un segno alla complessità delle relazioni umane. Quindi sono punti fermi relativi all’essere nel mondo. Ciò fa sperare bene se si ha la consapevolezza nella presente era delle comunicazioni che il terzo millennio si possa guarnire di presenze femminili in misura maggiore fra gli scranni dei palazzi più alti del potere e che si possa aspirare a svolte denominate senza precedenti.