La dipendenza social in potenza

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Tra le caratteristiche più accreditate relative alla descrizione della nostra società vi è sicuramente quella della sua evoluzione e complessità, nulla da sindacare certamente se la si confronta con la condizione precedente che aveva una connotazione più semplice.

Non tantissimi anni fa infatti, la società era contadina, soprattutto nel Mezzogiorno, quando ad un certo punto c’è stato un salto evolutivo enorme con una forte rivoluzione ed evoluzione umana che passando dalla nascita delle fabbriche è approdata alla nascita del cyborg… dei robot.

Oggi il motore su cui tutto si regge, comprese le relazioni umane è il web. Nessuno può negarne i vantaggi, tuttavia ciò trascina con sé non pochi rischi e pericoli. In particolare tale riflessione si fonda sull’impatto del web nella vita dell’uomo moderno, ovvero dell’insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono un elevato livello di interazione tra il sito web e l’utente come i blog, i forum, le chat, le piattaforme di condivisione di media come YouTube, Vimeo, i social network come Facebook, Myspace, Twitter, Google+, Linkedin, ecc…

Il Web costituisce anzitutto un approccio filosofico alla rete che ne connota la dimensione sociale, è proprio la modalità di utilizzo della rete ad aprire nuovi scenari fondati sulla compresenza nell’utente della possibilità di fruire di uno strumento potentissimo. Sebbene potenzialmente in nuce nello stesso paradigma di rete, che si nutre del concetto di condivisione delle risorse, rappresenta la concretizzazione delle aspettative dei creatori del Web, che solo grazie all’evoluzione tecnologica oggi costituiscono una realtà accessibile. La possibilità di accedere a servizi a basso costo in grado di consentire l’editing anche per l’utente poco evoluto, rappresenta un importante passo verso un’autentica interazione e condivisione in cui il ruolo dell’utente è centrale. Ma tutto ciò, offre solo dei vantaggi?

Come emerge dal 49° rapporto Censis sulla situazione sociale del paese, l’utilizzo dei social sta crescendo a tal punto in tutte le fasce d’età, da far pensare a un uso ed abuso di essi.

Basta poco, infatti, per rendersi conto dello stato di preoccupante dipendenza da internet e dai social che la società attuale offre continuamente e costantemente come riflesso. È facile notare come la buona, cara e soprattutto sana, comunicazione verbale, contraddistinta da mille gesti, espressioni e da mille imbarazzi provati, sia letteralmente scomparsa, lasciando il posto a un’asettica comunicazione virtuale fatta di post, hashtag e immagini prive di emozioni reali ma, nella migliore delle ipotesi, registrate al momento dello scatto. E in conseguenza, sono aumentati i casi di giovani e adulti che, totalmente assorbiti dal loro mondo social, trascurano le azioni più semplici e fondamentali, perdendo il necessario interesse alla vita circostante.

Occorre precisare che alla base di simili patologie vi è una sottostante struttura di personalità fragile e con svariate problematiche legate alla fiducia e stima in sé (autostima), alla sfera relazionale (incapacità di trovare soddisfazione e piacere nell’intrattenere relazioni reali e vive con gli altri), nonché alla sfera cognitiva (intromissioni di pensieri costanti e ripetitivi: ossessioni). Non per caso, infatti, tutte le dipendenze sono associate ai cosiddetti “disturbi di personalità”, tra i quali spicca proprio il disturbo dipendente di personalità che si manifesta proprio nel cercare qualcosa (droga, alcool, social network) o qualcuno (familiari, partner) a cui aggrapparsi costantemente. Nei giovani e negli adolescenti l’uso disfunzionale di internet si configura come un nuovo modo di pensare e comunicare”.

E ora come si riconosce una dipendenza dai social? La risposta, sebbene ardua, è piuttosto ampia e variegata, infatti si spazia da selfie e foto, a un vero e proprio linguaggio social ed i sintomi per riconoscere una dipendenza sarebbero i seguenti:

  • essere costantemente e continuamente attaccato allo smartphone da avere 2 cellulari al posto delle mani;
  • essere continuamente alle prese con foto, e selfie scattati in tutti i modi;
  • comunicare parlando per #hashtag, e cosa peggiore, stupirsi che gli altri non comprendano quello che si dice e vuol dire;
  • vantarsi di avere milioni di amici sui social e di aggiungerne sempre di nuovi, ma in realtà non conoscerne nemmeno la metà;

E, dulcis in fundo, l’ossessione di svegliarsi la mattina con l’unico scopo di controllare le notifiche e novità dei social.

Tutti segnali di un assoluto ed eccessivo aumento dell’interesse provato e ricercato nelle effimere gratificazioni dei social a discapito di un reale, concreto e “salubre” interesse verso il contesto circostante.

In questa breve rassegna saranno in molti a riconoscersi; bisognerebbe pertanto cominciare a sacrificare le ore dedicate a internet e ai social per cercare un confronto reale e costruttivo con gli altri per uscire dal circolo vizioso dell’ossessione e dall’assuefazione dalla dipendenza.

È vero, come Galimberti ha affermato che l’umano ingegno e la tecnica hanno fatto sì che l’ uomo ottenesse da sé ciò che prima chiedeva a Dio; è vero altresì che oggi bisogna chiedere a Dio di salvarci dalla nostra disumanizzazione!