Ecco la primavera

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1822
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Med. Palat. 87, c. 121v.

Il titolo rimanda ad una delle 141 ballate composte da Francesco Landini (Fiesole 1335 ca. – Firenze 2 sett. 1397), musico, poeta e organista tra i più importanti rappresentanti dell’Ars Nova Italiana. Conosciuto anche con l’appellativo di magister Franciscus cecus horghanista de Florentia è stato un musicista fecondo, avendo composto una considerevole ed importante produzione tanto da poterlo collocare accanto a quella del grande Guillaume de Machaut.

La ballata del musicista, cieco dall’infanzia, oltre a descrivere metaforicamente il canto più bello della vita, inizia con il seguente refrain: «Ecco la primavera / che ‘l core fa rallegrare / temp’è d’annamorare / e star con lieta cera». Espressioni poetiche tanto belle che basterebbero a sollevare il morale per ciò che stiamo vivendo in questo periodo.

Ormai gli effetti della pandemia sono tanti e potrebbero sintetizzarsi nell’immagine dei mezzi militari che a Bergamo hanno trasportato le vittime di coronavirus. Allora, considerando ciò che sta accadendo, ha senso parlare di primavera quando tutti i giorni il bollettino continua a trasmettere numeri di infettati e di morti?

Ritorno al compositore toscano non solo per sottolineare la sensibilità di un uomo che, pur non vedente, riesce ad intonare versi come: «L’erbe con gran freschezza / e fior copron i prati» ma per ricordare che anch’egli ha vissuto lo stesso terrore della pandemia, la Peste Nera che, diffusasi inizialmente dalla Cina per quasi tutto il XIV secolo, creò morte in molti Paesi. Anche in quella occasione, la diffusione dell’infezione, poteva trasmettersi attraverso la saliva o uno starnuto, compromettendo così le vie respiratorie.

Nel Decameron Boccaccio la chiama mortifera pestilenza e nella Firenze del 1348 assiste pian piano la dipartita di familiari e amici ad iniziare dal padre Boccaccino all’amico Francesco degli Albizzi.

Venendo al nostro tempo, accanto ai discorsi rassicuranti delle massime autorità dello Stato, i provvedimenti del governo, l’impegno della scienza, degli operatori ospedalieri, del volontariato, delle forze dell’ordine, delle preghiere del santo Padre, in questo giorno di rinascita, il mio invito è di diventare anche noi primavera, predisponendoci alla collaborazione e facendo qualcosa di concreto per uscire da questa situazione “invernale” di paura, di morte e di malattia.  Sono convinto che ognuno di noi stando a casa possa contribuire ad evitare la diffusione del virus. Rimanendo nella propria abitazione, inoltre, è possibile far crescere il rapporto con la nostra famiglia, stare un po’ in silenzio con se stesso. Ognuno, in base alla sua religione, filosofia di vita, può trovare anche il tempo per pregare, leggere un libro, fare una telefonata ad un amico che non sentiamo da molto tempo, ascoltare della buona musica e, per i più ispirati, dedicarsi a quella tanto auspicabile attività intellettuale dell’otium letterario.

Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

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