Il 2016 degli Italiani? Non più favole ma solide realtà

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Renzi pifferaioMeno tre, meno due, menu uno … BUON ANNO! Si ricomincia. Il 2015 è passato, fra eventi buoni e meno buoni, situazione in risalita secondo alcuni e tendente al peggio secondo altri.

Ognuno di noi ha avuto la sua solita dose di fortuna e sfortuna. Dobbiamo farcene una ragione e accettare questo mistero della vita per non morire in anticipo?

Tra gli immancabili riti di fine anno, l’incontro del premier con i giornalisti da cui si evince che, secondo l’ottica del cantastorie fiorentino, l’anno appena trascorso è stato positivo, il che certifica che i nostri governanti sono abbastanza lontani dalla realtà del popolo che continuano a tartassare e spremere come un limone, quindi per la brava gente italica nulla di nuovo sotto il sole!

La lunghissima conferenza stampa si apre sullo scontro verbale con il presidente dell’Ordine dei giornalisti in scadenza di mandato che parla di “schiavitù” dei giornalisti da parte di alcuni editori, attaccando l’ultima legge sull’equo compenso: “Non c’è schiavitù o barbarie in Italia e la mia posizione sull’ordine dei giornalisti è nota: lo abolirei domani mattina”. Il battibecco non termina alle prime battute, ritorna per tutta la conferenza stampa. Ma nemmeno in questo caso Renzi perde le staffe. Il premier resta ancorato al suo 2015 che “è andato meglio del 2014 e meglio delle previsioni”, con l’Italicum approvato, “l’operazione più difficile finita con un capolavoro parlamentare”, le riforme a un passo dall’OK definitivo, la sfida con l’UE che per il Premier è solo iniziata: “l’Italia tornerà ad avere un ruolo di leadership in Europa, piaccia o non piaccia”.

Questo è solo l’antipasto. Per la prima volta da quando è al governo, il Premier cede al vezzo di accusare i governi precedenti. Non lo aveva mai fatto, evitando accuratamente i vizi della vecchia politica. E invece oggi le mancanze dei governi Letta e Monti sul salvataggio delle banche gli vengono in soccorso, per rispondere sulla questione più spinosa delle ultime settimane. In buona sostanza il pifferaio fiorentino ha dispensato ottimismo, non sembrando preoccupato che gran parte della sua narrazione in questo momento non abbia oggettivamente radici nella realtà. L’indice della crescita economica ha raggiunto lo 0,8% considerandolo solo un  trampolino per un miglioramento, si può arrivare, come alcune fonti dicono, addirittura all’1,5%, andrà bene. Se invece restiamo allo 0,8 o addirittura scendiamo, allora sarà un problema serio, perché la ripresa resterebbe senza effetti concreti nella vita degli italiani. Non a caso il tema che fa pendant alla ripresa, cioè le tasse, è stato rinviato al 2017.

Questo quadro idilliaco dipinto dal Presidente del Consiglio è completamente fuori dalla realtà; questa sensazione si è colta anche dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Mattarella. Le storie, quelle della vita reale, sono ben diverse.

A tal proposito vi vogliamo raccontare una storia di vita ordinaria quella di Claudio: “Da 20 anni gestisco con un socio un’edicola nel centro della mia città. Negli ultimi 2 anni e mezzo il guadagno da questa attività è stato di 21.500 euro. Per lo stesso periodo ho dovuto: 2.500 euro di Irpef, 6.700 euro di Inps, 2.500 di Imu/Tasi, 5.300 per Tari, luce, gas, acqua e spese condominiali, per un totale di 17.050 euro. Ne risulta che negli ultimi due anni e mezzo mi sono avanzati per vivere 4.450 euro, pari a 1.780 euro all’anno, 48,33 euro al mese, 4,88 euro al giorno. Con questa cifra si deve mangiare, lavarsi e pulire un po’ la casa. Si deve ovviamente evitare di aver bisogno di un idraulico o di un elettricista, di rompere la lavatrice o il frigorifero. È importante evitare di ammalarsi e soprattutto avere bisogno di un dentista. Chiaro che, in queste condizioni, se una persona avesse un’automobile la venderebbe, perché tanto non potrebbe mantenerla. Io sono fortunato, perché l’automobile non ce l’ho. Ho finito i soldi e quel po’ di risparmio accumulato. Per quest’anno, e francamente non so per quanti altri, io di soldi per Irpef e Inps proprio non ne ho”.

Quando si discute di ripresa, di lievi miglioramenti nel tasso di disoccupazione, di prospettive per i prossimi anni, bisogna anche ricordarsi che esistono persone come Claudio per le quali la ripresa forse non arriverà mai e che neppure possono ricollocarsi nel mercato del lavoro, andando nelle imprese che crescono. Nessuno ha voglia di riqualificare un edicolante di 55 anni che però è troppo giovane anche per la pensione. Quando la politica sceglie le sue priorità, si deve ricordare anche di coloro che della ripresa non vedranno alcun beneficio.

Cosa dobbiamo augurarci quindi da questo nuovo anno?

Dall’anno nuovo vorremmo una svolta. Vera. Effettiva. Autentica, non quella parolaia tante volte esibita dal presidente del Consiglio Matteo Renzi con grande spreco di aggettivi e di sé stesso. Non è con gli annunci che si creano le condizioni per una ripartenza del Paese. Ripartenza economica, morale, di valori prima che di scarni dati sulla congiuntura.

Ci vogliono misure meditate e lungimiranti per questo, in grado di incidere efficacemente sul tessuto produttivo e quello sociale, per ridare fiducia all’Italia, premiando il merito anzitutto; con un messaggio chiaro, soprattutto ai giovani, e provvedimenti in grado di mostrare ogni giorno ai cittadini che la giustizia non è parola vuota, come quella dei tribunali sempre meno capaci di dare risposte celeri con sentenze scritte in tempi ragionevoli; e dall’altra parte occorre un riordino credibile dell’amministrazione finanziaria affinché le tasse non siano pagate solo dalla metà degli italiani, mentre l’altra parte se la gode ridendo alle spalle degli onesti.