La solitudine infinita nel post-Covid

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“Meglio soli che accompagnati da anime senza sogni”, dice un testo pop del 2019 coevo al Covid. Il silenzio, gli sguardi, l’amore per se stessi esaltato alla massima potenza e per fortuna, visti gli usi dei dispositivi di protezione, ha creato dighe fra gli esseri umani, declinati in automi o per meglio specificare robotizzati.

Ci si astiene dalle effusioni che sono il cemento dei rapporti tra simili, si dispone di una striscia di pezza per far calare seppur un immaginario sipario tra sé e il mondo circostante. Anche i bambini sono dotati di una maschera che li “desonorizza” immergendoli in un cosmo in cui c’è spazio unicamente per il sogno. E, come afferma Victor Hugo, “chi sogna anticipa chi pensa”, dunque i ragazzi sono in realtà in ottima compagnia.

Si crede che usciranno i minori dall’emergenza sanitaria sentendosi ancora soli con il loro giocattolo preferito, il computer, che li fa diventare istantaneamente grandi? Oppure c’è da giurare che la lezione è stata imparata e dunque non  dare più nulla per scontato e godersi l’attimo fuggente? I ragazzi sono più avvantaggiati degli adulti poiché dispongono di una bacchetta magica di qualità di gran lunga superiore rispetto a quella delle precedenti generazioni: la fantasia. Si possono così creare, elaborare, inventare realtà in cui vivere da soli o da proporre alla cerchia dei propri pari. Si sviluppano talenti e nascono arti fino ad un momento prima sconosciute.

Per molti giovanissimi il coronavirus ha lasciato in eredità una corazza sulla quale gli attacchi agiscono come un effetto boomerang, tornando al mittente. Tuttavia, anziché coesione fra grandi e piccini, prevalgono ancora  distanziamento e  solitudine, sofferta in particolare dai preadolescenti che vivono simbioticamente in special modo con i coetanei. Il vaso di Pandora è stato svuotato e tutti i difetti dell’uomo o donna in crescita sono venuti fuori ma non dimentichiamoci, insieme ad essi anche le virtù, centuplicate nella chiusura, ora prorompono con la violenza di un fenomeno naturale. E qui noi non ci arrendiamo, come dice qualche saggio “chi vivrà vedrà”.

Non ci resta che attendere, l’ottimismo è un comandamento.