Lecce, la figura dell’adulto nella società contemporanea: ottima riuscita dell’evento diocesano in presenza di Paolo Crepet

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Lecce – Nella suggestiva cornice del Chiostro sito all’interno dell’antico Seminario di Lecce, ospite lo scorso 19 maggio, Paolo Crepet, psichiatra e scrittore di fama internazionale.

Ai saluti di Piera Ligori, dirigente scolastica presso l’Istituto Comprensivo di Calimera, hanno fatto seguito il benvenuto da parte dell’Arcivescovo di Lecce, Michele Seccia, che ha sottolineato l’importanza delle regole da infondere nello sviluppo educativo dei ragazzi non tralasciando di ricordare quante giovani generazioni si fossero formate e avessero curato la vocazione al sacerdozio proprio all’interno di quelle mura con l’invito dunque alle nuove generazioni di “coltivare i propri sogni ma camminando sempre con le proprie gambe”.

A sollecitare Crepet ad una “crisi di pensiero” è stato Don Luca Nestola, direttore dell’ufficio diocesano degli oratori e sport. Dipoi, Don Alessandro Mele, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale giovanile, nel ringraziare l’associazione “Nova Liber Ars” per il sostegno all’evento, chiede all’illustre relatore che siano poste in evidenza possibili soluzioni alle problematiche infantili.

A Paisemiu, invece, Crepet, opportunamente sollecitato dalle nostre domande, ha così risposto:

Il bullismo, una piaga sociale inaccettabile, a suo avviso, si può contrastare?

Con l’educazione, ma non è di moda.

L’assertività, si può insegnare?

Io non lo accetto, io vengo a riferire i miei dubbi, le mie esperienze, io non asserisco nulla, non vengo a fare una conferenza ex cathedra.

Cosa può anticiparci del suo nuovo libro di prossima pubblicazione il 28 giugno?

Educare ai sogni, una sorta di riassunto di quello che ho fatto in questi anni, narro di persone che ho conosciuto e ciò che ho imparato da tanta gente. Ringrazio quanti mi hanno insegnato qualcosa anche se non sempre condivido ovviamente tutto.

A firma Crepet le emozioni, l’analisi dei testi e i suoi modi di esprimersi improntati a chiarezza sono pertanto veicoli culturali, come asserisce la moderatrice Ligori. E quant’altro riferisce il professore, è sovente molto imperniato sul permissivismo dei genitori in particolare nell’elargizione ricorrente di denari, che danno una certa libertà alla giovane prole. Richiedere è d’uopo più meriti e impegno nello studio e non sentirsi “sotto ricatto” dai figli. La pandemia ha allontanato dalla realtà concreta i ragazzi chiudendoli nel perimetro della camera davanti ad una scatola nera, il PC. Farne un uso non esagerato è il monito dello studioso padovano. Per andare incontro alle giovani leve, Crepet evidenzia l’impellenza del contributo genitoriale allargando il discorso alla sua esperienza clinica, operando una distinzione, a suo dire, tra cura e terapia, la seconda differisce dalla prima poiché quest’ultima è caratterizzata essenzialmente dall’uso farmacologico. Tuttavia la solitudine tecnologica rappresenta un problema insoluto. Altresì l’eliminazione dei voti dalle scuole elementari da estendere ad altri gradi di cui si vocifera è una possibilità che pone ostacoli al ritorno al passato che si profila purtuttavia, secondo il sociologo. La rivoluzione dovrebbe partire da insegnanti e genitori che definisce “capitani”. L’espressione fa pensare a quella famosa esclamazione nel film “L’attimo fuggente” con Robin Williams  nel ruolo di insegnante, al quale si rivolge un allievo timido che assorbendo in toto il metodo del suo prof di soprassalto sale sul banco con lo stupore generale ricco di pathos e chiama a chiare lettere il suo maestro “ Capitano, mio capitano”.