La poesia di Marta Toraldo e il suo canto monodico

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Lo scorso 8 dicembre, alle 10,30, presso la bellissima Sala Luca Giordano, sita al primo piano del Palazzo Medici Riccardi di Firenze, con la consegna dei premi e dei diplomi ai finalisti delle sezioni Narrativa, Racconto Inedito e Poesia edita ed inedita, si è concluso il XXXVII Premio Firenze di Letteratura e arti visive organizzato dal Centro Culturale Firenze-Europa “Mario Conti”.

Tutto ha avuto inizio il pomeriggio del giorno precedente nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio con la consegna dei premi nei vari campi della cultura e delle varie professioni, nonché nelle arti, nella comunicazione, nello sport e nell’impegno sociale.

Tornando al giorno 8 dicembre, chi è venuto da fuori città alzandosi presto, ha potuto vivere una full immersion di emozioni attraverso l’ascolto di pagine di vita che, per dirla con Ungaretti, sembrava rivivere M’illumino d’immenso.

La Sala, conosciuta anche come Galleria degli Specchi, con la ricchezza degli affreschi realizzati da Luca Giordano (fine XVII sec.), attraverso la lettura espressiva delle poesie dei premiati da parte di attori, ha restituito riflessi cangianti degli svariati stati d’animo dei presenti, tutti proiettati in un appagamento onirico collettivo.

Tra i premiati nella sezione A-Poesia Edita segnaliamo con grande piacere, nella rosa dei 15 finalisti, la presenza di una giovane poetessa leccese, Marta Toraldo, con la sua ultima opera CANTO A VOCE SOLA (Spagine Editore, Lecce 2019), una sorta di trittico poetico (Sul tempo, Flussi, Le cose utili) generato, come scrive l’autrice, da una ricerca filosofica con «lo scopo di investigare il senso dell’esistenza umana e il destino dell’uomo».

Riportiamo come sintesi significativa della poetica di Marta la motivazione della commissione giudicatrice:

L’autrice sfoggia una poetica assai profonda, ma pur sempre limpida: non desidera – e per fortuna! – nascondere se stessa e, invece, si regala al lettore in tutta la propria complessità. Si è di fronte ad un’opera giovane per freschezza, ma matura per sfaccettature, che affronta una gamma impressionante di emozioni e di tematiche differenti, spaziando con disinvoltura tra eros e agàpe, tra metafisica e realtà, tra registri gravi e squillanti. Il tutto, con fluida piacevolezza.

In una società in cui tutto scorre veloce e il tempo è sempre più avaro per lasciare spazio alle riflessioni sulla vita, non resta che ringraziare Marta per il suo coraggio, la sua sensibilità nel ricordare che «la poesia è rimasta da sola, a cantare la bellezza della conoscenza profonda e del divenire umano e mediante una vocalità sapienziale [che] si fonde col mondo divino in una dimensione spirituale».

Concludo con i versi di Impressioni tratti dalla prima parte della raccolta, autentico scrigno di pensieri e di emozioni, letta durante la premiazione:

Impressioni

Dimensioni sovraumane / nei mari congelati / deserte le spiagge. / Crisalide luminosa /
ti specchi nel mattino. / Onde in movimento baciate /dal sole in un meriggio /
dai colori cangianti /negli sguardi vivaci. / Animo vivente/come una cuspide di malva /
in un paradiso artificiale. / Città caotiche in penombra/nella nebbia soffusa /
calore dell’estate / baciato dalla brezza del vento/in vortice di freschezza.