La Befana fra tradizioni e speranze

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Chissà quanti bambini, aspettando la Befana, hanno dormito questa notte? Attingendo ai ricordi, sembra di vederli rigirarsi continuamente nel proprio lettino con la testolina che spunta fuori dalle lenzuola, attenti ad ogni minimo rumore in attesa della vecchina buona e gentile, dispensatrice di doni, che scende dal caminetto, mentre l’affanno del loro cuoricino scandisce un ritmo irregolare, quasi senza tempo. I regali elargiti hanno quasi il valore di rappresentare dei buoni propositi per l’anno appena iniziato, mentre il carbone, sostituito oggi con il ‘commerciale’ carbone dolce, sembra quanto di vecchio e inutile sia da buttare dell’anno passato in quanto non serve più.

Passano gli anni e per le nuove generazioni, nonostante le dovute ’variazioni sul tema’, rimane l’intreccio tra tradizioni, credenze e speranze. Ai grandi resta il ricordo del sogno e la magia di quella notte mentre ai più piccoli la certezza dell’esistenza della Befana.

Focalizzando l’attenzione sull’aspetto folcloristico di questa figura femminile, pur tra diverse varianti presenti nelle varie regioni italiane, nell’immaginario collettivo essa è vestita di vecchi abiti e scarpe rotte e, grazie ad una scopa, se ne va in giro la notte tra il 5 e il 6 gennaio calandosi dai caminetti per riempire di doni le calze appese, prediligendo quelle dei bambini.

Se già il paganesimo ha legato questo personaggio ai riti della rinascita, successivamente si è interpretata la Befana come una figura propiziatrice di fecondi raccolti tanto che in diversi paesi europei viene associata ad una divinità celtica che vola sopra i campi.

Mi piace segnalare che il nostro Salento non resta immune da una rappresentazione di una vecchia, dalle sembianze simili alla Befana, chiamata Caremma o Quaremma.

Passando dal folclore alla sfera religiosa il termine Epiphania indica la solennità della festa liturgica che ricorre il 6 gennaio. Il vocabolo Epifania, nel suo significato di apparizione, rinvia a quella di Gesù nel farsi conoscere all’umanità come si può evincere dal breve passo di San Girolamo: «Epiphaniarum dies huc usque venerabilis est […] Hic est Filius meus dilectus,in quo mihi complacui» ove, oltre alla sacralità del giorno, vi è la presentazione di Gesù come figlio prediletto senza dimenticare i Magi, venuti dall’Oriente, per conoscere e adorare il Re delle genti, offrendo in dono oro, incenso e mirra, come è narrato nel Vangelo di Matteo.

Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi, Firenze, Galleria degli Uffizi, 1475 ca.

Nonostante in ambito popolare siano fiorite svariate filastrocche, come non ricordare anche l’incipit della celebre poesia di Giovanni Pascoli sulla Befana insieme a quella di Guido Gozzano riportata nell’immagine all’inizio?

Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! la circonda
neve, gelo e tramontana.

Abbandonata l’idea diffusa nel Medioevo di associarla ad una strega, la Befana nelle sue interpretazioni è considerata altresì il simbolo del passaggio dal solstizio invernale alla rinascita della natura. Pur rappresentata come una vecchia brutta, almeno secondo una certa iconografia, la Befana è comunque una figura buona e generosa tanto che non deve stupire se nella tradizione cristiana la sua storia si contrappunta con quella dei Re Magi.

Benché il proverbio «L’Epifania tutte le feste si porta via» provochi nostalgia a grandi e piccoli, si può sempre sperare e chiedere alla simpatica vecchierella di non portare il carbone ma tanta salute, serenità e che soprattutto spazzi via, una volta per tutte, il Covid.

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Compositore, Direttore d’Orchestra, Flautista e Musicologo. Curioso verso ogni forma di sapere coltiva l’interesse per l’arte, la letteratura e il teatro, collaborando con alcune riviste e testate giornalistiche. Docente presso il Conservatorio di Perugia, membro della SIdM (Società Italiana di Musicologia), socio dell’Accademia Petrarca di Arezzo, dal 2015 ricopre l’incarico di Direttore artistico dell’Audioteca Poggiana dell’Accademia Valdarnese del Poggio (Montevarchi-Arezzo).

1 COMMENTO

  1. Bellissimo articolo, dotto e punteggiato da delicate considerazioni, come quella finale sul Covid: quando l’erudizione si innesta sull’humanitas accadono queste piacevoli sorprese!

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