È morto Philippe Daverio, un autentico cultore della Bellezza

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Si è spento questa notte Philippe Daverio; il prossimo 17 ottobre avrebbe compiuto 71 anni. Il suo tacet è già diventato assordante e, per chi lo ha conosciuto di persona, ma anche attraverso i suoi racconti e le sue incursioni artistiche, alla tristezza si aggiunge un grande dolore.

Intellettuale raffinato, dotato di vaste conoscenze, all’innata simpatia univa l’ironia. Alla fine degli Anni ’90 era entrato in punta di piedi nelle case degli italiani diventando così, grazie alle sue trasmissioni televisive, in particolare, e successivamente, con Passepartout su Rai 3, quasi una persona di famiglia.

Colpiva la sua capacità di guidare nel mondo dell’arte intersecando ogni disciplina e il suo parlare e conoscere molte lingue lo aveva reso un kosmopolites ad honorem. A volte lo abbiamo apprezzato mentre suonava uno strumento a tastiera o colloquiare con musicisti senza nascondere l’amore e la competenza per l’arte dei suoni.

Illuminante, ad esempio, un passaggio ove unisce l’arte alla musica nel volume Il gioco della pittura. Storie, intrecci, invenzioni (2015):

«Gli edifici antichi fanno spesso fatica a narrare le pulsioni della loro vita anteriore: sono immersi in tessuti urbani e paesaggistici cacofonici che ne alterano totalmente la percezione, e gli uomini stessi che ci hanno preceduto li hanno costantemente trasformati. La pittura, come la musica, non richiede traduzioni ma conoscenza delle tradizioni. La musica esige però d’essere suonata e quindi interpretata. La pittura è. E alla percezione immanente l’infinita sua eredità serve in modo eccelso.»

Autore di molti lavori scientifici ma anche di natura divulgativa è stato docente universitario e dal 2006 insegnava presso l’Ateneo di Palermo.

Sicuramente una figura esemplare per il suo ruolo di Cicerone nel grande patrimonio artistico europeo e del nostro Paese, ci piace ricordarlo con i suoi papillons dai colori sgargianti, per il sorriso, la serietà, la profonda dottrina, l’educazione e l’umanità.

Grazie, professore, per averci avvicinati all’arte senza tempo e per averci fatto comprendere quanto sia imprescindibile il valore della cultura, la sola che può far dialogare il mondo, per l’educazione al bello. Ai tanti messaggi di cordoglio che in questi momenti affollano i social, si aggiunga il classico Sit tibi terra levis.