Domani sera, terza tappa di “Mi racconti un libro?”, al centro della scena ancora il “noi”

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Non c'è cuore

Novoli (Le) – La rassegna culturale di Paisemiu.com “Mi racconti un libro?” giunge alla sua terza tappa. Anche in questa occasione l’incontro si terrà a Novoli presso la Saletta della Cultura “Gregorio Vetrugno” in via Matilde venerdì 29 Novembre alle ore 18,30 e verrà presentato il romanzo di Franco e Antonella Caprio“Non c’è cuore”(Betelgeuse Editore).

Un viaggio in una scuola primaria di Torino compiuto da una giovane insegnante precaria, Silvia Martini, desiderosa di aiutare una sua alunna portando alla luce la verità. La giovane insegnante scriverà, per questo, una lettera al Procuratore della Repubblica. Da tale azione si intreccerà la trama che vedrà Silvia coinvolta in uno scambio di e-mail con una collega veterana alle soglie della pensione. La trama narrativa è incalzante, mai noiosa. Il linguaggio usato è moderno così come i mezzi di cui i vari personaggi si servono per comunicare tra loro. Attraverso un vero e proprio dossier, il romanzo ci prende per mano e ci conduce a molte osservazioni serie e a tratti dolorose su una realtà che riguarda tutti noi. Spunti di riflessioni amare su quel che è diventata oggi la scuola. Ma anche la società e soprattutto la famiglia.

Un romanzo che sembra ben aderire con le vicende degli ultimi giorni. Adolescenti sempre più disorientati i quali hanno difficoltà aa trovare rifugio in una famiglia sempre più frammentata e in una scuola sempre meno vicina al ritmo incalzante delle nuove generazioni.

Questa terza tappa della rassegna, sembra inoltre voler sposare quello che è il principio che muove le fila della stessa: l’abbandono dell’eremo in favore del cenobio per riscoprire l’importanza del dialogo. Nel nuovo mondo super tecnologico i vecchi punti di riferimento vengono via via scalzati. La scuola, l’oratorio, le feste di paese, la chiesa, prima uniche occasione d’incontro e di scambio, vengono ridotte a mero dovere sociale. Gli adolescenti e i quarantenni intorno a loro, hanno l’opportunità di avere il mondo e le informazioni a portata di mano, senza mai sfogliare un libro o facendo una domanda al prossimo.

Stiamo assistendo ad un fenomeno sociologico in cui la molteplicità dei mezzi di comunicazione sta inghiottendo la stessa. Gli uomini non comunicano più: gli uomini postano, linkano, taggano, chattano, twittano, ma non comunicano. Così l’accesso ad un numero sempre più alto di strumenti per essere in contatto ci ha portato alla solitudine piuttosto che alla maggiore aggregazione. Con questo meccanismo si innescano fenomeni sempre più agghiaccianti che si trasformano in veri e propri crimini. I leaders delle aziende di comunicazione e i loro pubblicitari poi, non ci aiutano affatto. Ci insegnano che per farsi ascoltare dal prossimo sia indispensabile acquistare pacchetti di minuti, sms e giga o si rischia di restare fuori dal mondo. Ci fanno vedere che dall’altra parte della cornetta c’è un orso parlante, una foca isterica, un pinguino in agosto: praticamente fantocci. Noi, inermi, battiamo le mani se i nostri bambini ripetono e cantano quelle pubblicità a memoria. Le occasioni di svago, poi, ci aiutano ancora meno. Le uniche uscite domenicali delle famiglie, sono quelle nelle gallerie dei grandi centri commerciali. Dei veri e propri non luoghi dove greggi di famiglie carrello-munite, passano intere domeniche mangiando al fast food e rimbambendosi alle giostrine per i più piccoli.

Abbiamo perduto la voglia delle occasioni di aggregazione. Questa è l’occasione che vogliamo offrire, quella di comunicare per scambiare, guardarsi negli occhi e capire il senso del nostro dire grazie, non solo alle parole, ma alla mimica facciale. Il tutto condito dalle pagine di un buono e profumato libro. Un momento di condivisione che non vogliamo sia l’unico. Non vogliamo sentirci i fautori di un qualcosa che, in realtà, è nato con l’uomo: il bisogno dell’altro per delineare la propria identità.
Vi offriamo spunti con umiltà e modestia. Per questo vi aspettiamo, nonostante il rigido inverno si affacci, nella Saletta della Cultura. Usciamo dalla tana interiore nella quale ci siamo rifugiati e riscopriamo quanto bello possa essere dedicare del tempo agli altri e a noi stessi.

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