Il banco in più che tutti vorremmo

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“Individuare una empatia particolare con lo studente e con la sua storia, senza tuttavia sfociare in un favoritismo, è stata sempre la mia missione professionale”.

Queste le parole di Emmanuela Rucco, una donna, una madre, una professoressa che nelle pagine di un libro (Un banco in più, ArgoMenti Edizioni, 2020) ha racchiuso la storia di ragazzini infelici come tutti i tredicenni, ma forse un po’ di più, e che si preparavano a diventare uomini in uno spaccato non facile.

Comunemente un insegnante penserebbe al suo gruppo di alunni, ma in queste pagine delicate come lo erano i pensieri di “Rosella con una esse”, vengono narrati i sentimenti dei nostri uomini futuri, e insieme ad essi tutti i ricordi di una donna che a quei ragazzi non voleva solo insegnare la storia, ma scoprirli nel profondo del loro animo, voleva sentirli parlare, e parlando si sarebbe arricchita come si sarebbero arricchiti loro, come fossero dei vasi comunicanti, carichi non solo di parole, ma di gesti, di affetto, di amore, di sostegno, quelli che in certe circostanze e in certi situazioni familiari vengono purtroppo a mancare.

Emmanuela Rucco,  descrive con una sensibilità disarmante quelle che sono le realtà dei ragazzi, delle sofferenze che in determinati contesti aumentano a dismisura, e della frustrazione che essi sono costretti a portarsi dentro – innocenti – come un macigno dal quale non ci si sa liberare. Una malinconia e i discorsi del passato accompagnano le giornate della protagonista nella Taranto delle gru diventate emblema del mostro industriale, ma che lei sente ormai sue, come certi profumi che impregnano le case e le dispense quando ormai nessuno le abita, le apre più. Un unico amore, un unico dolore, che non possono essere disgiunti. Ricordi di madri, strade e ciliegi che riescono a far immergere il lettore in un passato che lascia commuovere.

Emmanuela racconta di una professoressa, ma soprattutto di un’educatrice di cui tutti gli alunni avrebbero bisogno, una donna grazie alla quale vedere non soltanto la strada verso la conoscenza, ma soprattutto quella verso la sensibilizzazione. Ed Emmanuela, con Rosella, protagonista di questa splendida storia che è la vita, centra l’obiettivo.