“Ave Oronti”: presentata a Lecce l’opera postuma di Mario De Marco, uno studio su storia e leggenda del santo Patrono leccese

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Lecce – Chiuso in bellezza il “Iubileum Orontium Lycense” con la ripubblicazione di “Ave Oronti” (pagg. 56 “Centro Studi Mario De Marco”), un piccolo gioiello del prezioso archivio letterario destinato ai posteri e che reca la firma del compianto prof. Mario De Marco, scomparso il 6 settembre 2020.

L’evento di presentazione al pubblico è stato promosso e curato da Flavio De Marco, figlio dell’autore, ma anche filosofo e giornalista; l’iniziativa si è svolta all’interno delle sale dello storico “Museo archeologico Faggiano”, a Lecce, ed è stata condotta e moderata dal direttore di Paisemiu, Antonio Soleti, con la partecipazione del già sindaco di Novoli ed ora consigliere comunale a Lecce, Gianmaria Greco, e di don Attilio Mesagne, amico personale del De Marco, già direttore della Caritas Diocesana ed oggi parroco della chiesa “Madonna di Fatima a Squinzano.

Al centro della conversazione, la figura quasi mitologica del Santo Patrono leccese Oronzo, coevo di Gesù di Nazareth e la questione accessoria oronziana, l’ordinazione vescovile ad opera di Paolo apostolo e il rapporto di nipotanza con Fortunato. E’ da considerare che a differenza di Oronzo e Fortunato, Giusto fu un laico e ciò acquista pregnanza se si pensa che ciascuno è chiamato alla Santità. Santi torturati e decapitati il 26 agosto dell’anno 68 dopo Cristo, ma Soleti rimarca un concetto fondamentale riguardo all’autore del libro dedicato alla storia del  martirio e le sue propaggini e  cioè che De Marco non si aspettava prevedibili apologie e la consequenziale pletorica ridondanza che ne deriverebbe nei confronti della figura dell’illustre scrittore e storico novolese. Il moderatore evidenzia come non si potrà addivenire ad un dato scientifico che conforti nel sapere la veridicità dell’esistenza concreta di Sant’Oronzo, verso il quale taluni, come accade per ogni querelle, si dividano tra credenti e miscredenti, invitando non alla “credulità ma alla credenza”.

Flavio De Marco ammonisce nel ritenere ipso facto un realtà incontrovertibile citando l’esempio dell’eretico che approdò alla conoscenza e all’accettazione per fede che riporta alle opere grandissime, tra cui  la liberazione dal fenomeno della peste all’inizio della seconda metà del 1600 del favoloso Oronzo. Nel contempo avverte di non indulgere nel plagio, condotta ahimè non estranea nella categoria di chi scrive.

E, tornando indietro nel tempo, Gianmaria Greco ha spiegato come si è infittito il rapporto con De Marco padre e gli eventi culturali che hanno avuto eco. E facendo leva sull’interesse degli auditori dell’appuntamento culturale ha inteso sottolineare il gesto notevole dei leccesi che si sono impegnati nell’acquisto della nuova statua del loro a dir poco straordinario Protettore Sant’Oronzo.

Da qui l’attenzione sull’utilità in simili contesti della disciplina, il “Centro Studi Mario De Marco” che permette l’avanzamento della cultura non solo nella ricca realtà novolese di provenienza ma ad ampio raggio. I

n chiusura Don Attilio Mesagne, nella sua trattazione, ha apostrofato i cultori del sapere assenti ma che pure fanno opinione riguardo all’immancabile presenza di Dio nell’elaborazione di qualunque scoperta dello scibile umano, vituperata da una parte della scienza che si picca del termine “laicità” quasi a voler escludere l’essenza di Dio sussistente invece nella sua immanenza.