A Novoli il 28 novembre, serata all’insegna della buona lettura con “Ventuno gradini” di Antonello D’Ajello

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Novoli (Le) – Alla lettera che significa “Ventuno Gradini”? È il libro di Antonello D’Ajello, scrittore alla sua seconda fatica letteraria, “Come le rose a maggio”, il primo. Entrambi editi da ArgoMenti. Anche quest’ultimo “nasce dalle origini, raggiunge i meandri più sconfinati dell’essere e traccia i confini della propria vita privata”, secondo il pensiero espresso da Emmanuela Rucco, presidente dell’Associazione culturale “Nova LiberArs”, che, lo scorso 28 novembre, nella sede sociale, “La saletta della cultura” a Novoli, ha presentato il libro dello scrittore salentino.

In questo romanzo autobiografico, Nenello che frastaglia fatti, accaduti, ricordi che attanagliano e fanno contemporaneamente pulsare forte il cuore, si cura in segreto di non lasciare indifferente un pubblico attento e partecipe.

L’assessore alla cultura di Novoli, Sabrina Spedicato, presente all’evento culturale, mette in chiara evidenza l’importanza di questa essenzialità dell’argomentare che si avvale anche della compresenza ideale degli spettatori attivi del libro, ovvero i componenti della famiglia del protagonista. Questo flashback dei pensieri rende l’idea dell’analisi di se stesso che D’Ajello, in arte Nenello, fa del suo triste e prezioso passato di figlio di una realtà ingiustamente grama, considerata la sua nobile schiatta.

Secondo Massimo Leo che dialoga con l’autore, quest’ultimo ha “il coraggio di mettersi in vetrina parlando a chi legge”. Si ode il rumore del mare mentre “Nenello pesca la vita”, declama l’attrice Marzia Quartini proponendo all’attenzione alcuni brani.

Emerge dal contesto letterario la bella anima di Pippi, il padre, altruista, ospitale che supera il “tirare a campare” con dignità e nobiltà d’animo in un quotidiano che continuamente mette sulla bilancia il peso della sopravvivenza rendendolo impercettibile nel contempo e in cui quantunque tutti siano felici. Gli fa da contraltare, in un certo senso, la madre, perché ancora viva e vegeta, alla quale Nenello chiede il pass per redigere queste pagine colme di dolore, speranza e tanta nostalgia per un tempo che torna soltanto sulla accorata e parimenti gioiosa stampa del manoscritto.

Come afferma D’Ajello “nella povertà c’era ricchezza d’animo”. L’atmosfera magica di questi ideali flutti emozionali accarezza le note del bluesman Maurizio Renna che, con la sua chitarra, accompagna la storia di un autore-attore nella narrazione con il suo amore iniziato a otto anni per il mare. La simbologia con le acque si associa alla protezione amniotica da cui tuttavia Nenello appare ancora tutelato e coccolato. L’ideatore gallipolino di questa fantastica storia autentica si abbandona così alla visione di una casa cantoniera ferroviaria tra piani suddivisi in 21 gradini, circondata da quell’erba salentina sugli scogli che rammentano il verso canoro della canzone il cui ritornello  mai più appropriato rinfranca “erba di casa mia”.