Calimera ricorda Antonio Montinaro. Per i suoi 60 anni torna in Salento la Quarto Savona Quindici

0
33
23 Maggio 1992: data che ha cambiato per sempre la storia dell’Italia, data in cui la mafia ha sfidato lo Stato mettendo in atto la Strage di Capaci, in cui hanno perso la vita il noto magistrato Giovanni Falcone, la moglie e tre uomini della scorta, tra i quali figura il nome di Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Falcone, che si trovava a bordo di una Fiat croma marrone, il cui nome in codice era Quarto Savona Quindici . La vita di Montinaro si è fermata a Palermo quel 23 maggio 1992, ma Calimera, sua città natale, non dimentica. L’8 Settembre l’uomo avrebbe compiuto 60 anni e in occasione di quest’importante ricorrenza la Città del Sole ha deciso di ricordarlo per cinque giorni(dal 5 al 10 settembre) attraverso testimonianze, musica, arte e teatro. Protagonisti saranno ragazzi che hanno riflettuto e creato opere originali sul tema della memoria. Le creazioni verranno presentate con orgoglio in piazza del Sole. L’iniziativa è dell’Associazione Nomeni per Antonio Montinaro, guidata dalla sorella Matilde Montinaro, che da anni opera sul territorio focalizzando l’attenzione principalmente sui giovani a rischio di devianza e marginalità e portando avanti progetti nelle scuole. Tanti gli eventi che si svolgeranno nei cinque giorni che Calimera ha scelto di dedicare alla memoria del poliziotto. Tra questi numerose esecuzioni musicali e soprattutto la presentazione della mostra “Sicilia 1992. Luci e memoria” A cura di Toni Gentile, Fotoreporter e giornalista professionista, che ha raccontato con le proprie immagini l’attacco stragista della mafia contro lo Stato, fotografando le stragi di Capaci e di via D’amelio. Sua l’iconica fotografia dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che sorridono vicini. Tuttavia, l’evento più atteso si svolgerà il 5 settembre. Si tratta del ritorno della Quarto Savona Quindici in Salento. I resti della Fiat Croma blindata, l’auto apripista su cui viaggiavano gli agenti della scorta, faranno nuovamente sosta in Salento. La teca giungerà alla piazza del Sole di Calimera alle ore 19.00 e ad accoglierla, oltre alla comunità, Matilde Montinaro e le rappresentanze delle istituzioni.
Invece, l’8 Settembre verrà presentato al territorio Conservare la memoria per costruire il futuro, progetto di promozione della cultura della legalità, finanziato dalla Regione Puglia, che vede il coinvolgimento dei Servizi Minorili della Giustizia di Lecce, dei Comuni di Calimera e Caprarica, dell’Istituto Comprensivo di Calimera-Caprarica-Martignano, del Cinema Elio e di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Alla manifestazione presenzieranno Matilde Montinaro e Giovanni Montinaro, figlio di Antonio, insieme a loro il sindaco di Calimera Gianluca Tommasi, il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Statale di Calimera Francesco Reggio, il direttore dell’USSM (Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni del Tribunale dei Minori di Lecce) Antonella Giurgola, il presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, il presidente della Fondazione “Stefano Fumarulo” Angelo Pansini, il presidente Regione Puglia Michele Emiliano, il Prefetto di Lecce Maria Rosa Trio e il Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie Maria Luisa Pellizzari.
Inoltre, chi si è distinto sui temi della legalità, della responsabilità, dell’impegno e della convivenza civile verrà insignito del Premio Antonio Montinaro.
A proposito dell’intero progetto e delle varie manifestazioni, Matilde Montinaro ha dichiarato “Questo progetto è nato dal condiviso desiderio di tenere viva la Memoria di Antonio e di tutte le vittime di mafia pugliesi. Questo lungo e impegnativo percorso si conclude con il ritorno in Salento della teca contenente la Quarto Savona Quindici e l’8 settembre, giorno in cui Antonio avrebbe compiuto 60 anni, si terrà un incontro pubblico proprio nella piazza dove Antonio ha giocato e sognato, vivendo un’infanzia semplice ma piena di vita. Ci ritroveremo tutti attorno alla teca, quella teca che è certamente segno tangibile della distruzione e del dolore che hanno causato le stragi di mafia del ’92, ma vogliamo anche che sia il simbolo della vita che corre e non si ferma”.