Abusi edilizi e ambientali: nuovi sigilli ad un lido di Porto Cesareo

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Porto Cesareo  (Le) – Abusi edilizi ed ambientali e scattano nuovamente i sigilli per un noto lido a Porto Cesareo, già in passato oggetto di altre azioni penali e sequestri per abusi, tra cui deturpazione e sbancamento dunale. A disporre il nuovo decreto di sequestro preventivo dell’area interessata da lavori autorizzati e presunti interventi, è stato nelle scorse ore il GIP di turno che ha, di fatto, avviato il procedimento dopo un accurato intervento dei Carabinieri della locale stazione. I militari nella mattinata di lunedì infatti dopo un’intensa attività di monitoraggio hanno effettuato i controlli sul posto riscontrando diverse attività illecite e non autorizzate. Tra queste quelle più eclatanti riguarderebbero più specificamente due diversi tipi di attività condotte dalla proprietà del lido: la prima mirante ad un’improbabile tutela dell’arenile sabbioso su cui è emessa una concessione demaniale e che riguardava la posa in opera di sacchi di iuta, la seconda la realizzazione di un piazzale da adibire a quadrata, ricavato a piano della spiaggia su un’area di circa 80 metri quadri.
Proprio su queste due tipologie di lavori si sarebbero concentrate le indagini e gli accertamenti condotti dai militari cesarini, rilievi che avrebbero fatto emergere una realtà diversa da quella annunciata dalla proprietà dello stabilimento.

Le accuse mosse, infatti, identificherebbero attività di abusivismo edilizio oltre che di deturpamento ambientale, con contestazioni che riguardano il periodo compreso tra il mese di febbraio e marzo del 2021. Stando ai riscontri, il posizionamento dei sacchi di iuta sarebbe avvenuto regolarmente per salvaguardare un bagnasciuga che spesso è stato interessato da un fenomeno erosivo molto evidente in quel tratto di mare, ma il loro contenuto, appurato dai militari in diverse fasi, non rispettava assolutamente quanto stabilito dal regolamento in vigore nell’Amp Porto Cesareo per opere del genere. I sacchi di iuta erano, in realtà, una sorta di specchietto per le allodole; al loro interno, infatti, venivano inseriti sacchi di nylon con materiale che gli stessi inquirenti avrebbero appurato essere “scarto di cava”. Una procedura di lavoro peraltro che sarebbe avvenuta all’interno dello stesso “Belvedere Lido”. Proprio nel retro-duna infatti i militari avrebbero individuato e poi sequestrato un grosso quantitativo di quella che sarebbe una sorta di “tufina” e che nulla avrebbe a che vedere con la sabbia presente in quel tratto di costa. A questo evidente abuso di carattere ambientale, poi si sarebbe sommata come detto, la realizzazione senza le dovute autorizzazioni previste dalla normative edilizie di una quadrata di una 80ina di metri quadrati collegata al resto dello stabilimento realizzata allo stesso piano dell’arenile, quindi procedendo a sbancamento. Da qui l’elevazione di diverse contestazioni penali, il provvedimento di sequestro del Lido e l’avvio di un’indagine nella quale risulterebbero indagati i legali rappresentanti della “Belvedere lido sas”.
Da evidenziare che già nella giornata di ieri, dopo le contestazioni dei Carabinieri, la proprietà ha immediatamente provveduto alla rimozione dei sacchi posizionati sul bagnasciuga ed al ripristino accurato dello stato dei luoghi.
Come anzidetto, già all’inizio del luglio del 2019, ad una corposa parte dello storico stabilimento cesarino, furono disposti i sigilli, con provvedimento del GIP Giovanni Gallo che emise un decreto di sequestro preventivo dell’area interessata da presunti interventi di sbancamento del litorale sabbioso.

Gli accertamenti in quella occasione furono condotti dagli uomini della Guardia Costiera di Gallipoli e da quelli della Polizia provinciale che constatarono i reati gravi di deturpamento di bellezze naturali, abusivismo edilizio e occupazione del Demanio marittimo. Per far spazio ad ombrelloni, lettini ed altri servizi del lido, in quell’occasione si delimitò l’area, mediante infissione di rete metallica. In particolare la Procura leccese appurò che gli interventi avvennero in una zona sottoposta a plurimi vincoli di natura paesaggistico -ambientale ed in assenza di nulla-osta rilasciato dalle autorità preposte.

Secondo l’accusa, i gestori del lido avrebbero sbancato le dune, provocando una trasformazione dell’ambiente naturale e uno sconvolgimento della vegetazione. A che scopo? Per far spazio ad ombrelloni, lettini ed altri servizi del lido e delimitando l’area, mediante infissione di rete metallica. In particolare, ritiene la Procura, gli interventi sarebbero avvenuti in una zona sottoposta a plurimi vincoli di natura paesaggistico -ambientale e in assenza di nulla-osta rilasciato dalle autorità preposte.
Dunque ritiene il gip Gallo nel motivare il sequestro, che “la disponibilità attuale dell’area da parte degli indagati comporterebbe un’ulteriore lesione del bene giuridico protetto… da individuarsi nella salvaguardia dell’ambiente, dell’ecosistema naturale marino e della staticità dei luoghi”.