A Lecce celebrata la “Virgo Fidelis”, il 77° anniversario della “Battaglia di Culqualber” e la “Giornata dell’Orfano”.

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Lecce – Questa mattina, alle ore 10.30, nella cattedrale di Lecce è stata celebrata la santa messa in onore della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri. Alla funzione religiosa, presieduta da don Marco Bottazzo, cappellano militare della scuola di cavalleria dell’esercito di Lecce, hanno presenziato il viceprefetto di Lecce, dr. Guido Aprea, e le altre autorità civili e militari della provincia, oltre alle rappresentanze dell’Arma in servizio ed in congedo.

Maria “Virgo Fidelis” è stata proclamata ufficialmente “patrona dei carabinieri” l’8 dicembre 1949 da Papa Pio XII, accogliendo l’istanza di Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, ordinario militare per l’Italia, fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della commemorazione liturgica della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber, combattuta in Abissinia fra italiani e britannici, durante il secondo conflitto mondiale. In quel giorno del 1941, infatti, il 1º gruppo mobilitato dei carabinieri si sacrificò nella strenua difesa, protrattasi per tre mesi, del caposaldo di Culqualber, eroico gesto che valse la seconda medaglia d’oro al valor militare alla bandiera dell’arma dei carabinieri, dopo quella ottenuta in occasione della partecipazione alla prima guerra mondiale. Ai pochi sopravvissuti gli avversari tributarono l’onore delle armi.

Al termine del rito religioso, data lettura della preghiera del carabiniere, il comandante provinciale, col. Giampaolo Zanchi, ha pronunciato una breve allocuzione rievocativa dell’evento bellico, giunto al suo 77° anniversario, sottolineando il forte legame tra l’arma e la propria patrona e rivolgendo, infine, un pensiero commosso a tutti i suoi caduti e alle loro famiglie, in concomitanza con quella che è anche la“Giornata dell’Orfano”.

Il colonnello si è particolarmente soffermato sul concetto di “fedeltà”. “Una fedeltà provata lungo i due secoli della nostra esistenza, che ha generato nel popolo italiano un vero atteggiamento di fiducia e di stima nei confronti dell’arma. Maria è rimasta fedele al compimento della volontà di dio. Ciò che rende grande Maria è questa fedeltà. E’ in quella attitudine la sua beatitudine. Sia allora così anche in ciascuno carabiniere. La fedeltà ad una formale promessa fatta, il nostro giuramento, al nostro quotidiano servizio, sia la nostra gloria e la buona testimonianza della nostra coscienza.

La fedeltà è la capacità dell’uomo di elevarsi al di sopra dell’instabilità di emozioni, sentimenti, desideri, in forza della visione interiore di valori che non possono essere mai traditi, costi quel che costi. E per molti dell’arma il costo è stata la vita. “In un’epoca così difficile dobbiamo ancor più ricorrere allo sguardo confortatrice della nostra patrona e prendere a modello proprio i martiri di Culqualber, i quali ci testimoniano concretamente quanto sia grande il patrimonio di efficienza e abnegazione tramandato da tutti i carabinieri caduti, che, in pace e in guerra, in Italia e all’estero, hanno saputo tener fede al giuramento prestato fino all’estremo sacrificio”.

La fedeltà è la suprema manifestazione della libertà. Ne deriva che l’arma dei carabinieri è un vero e proprio capitale sociale. E le società hanno oggi un immenso bisogno di capitali sociali: di fedeltà, di lealtà verso le istituzioni, di passione per il bene comune.

Al termine del discorso pronunciato dal colonnello Zanchi, una grande sorpresa ha riempito di gioia il cuore di tutti i presenti; la voce e le immagini di S.E. Mons. Michele Seccia, Arcivescovo Metropolita di Lecce, che attualmente si trova in visita pastorale in terra santa, hanno riecheggiato in tutto il Duomo. Da Petra, l’Arcivescovo, non potendo presenziare alla cerimonia religiosa, ha voluto mandare il suo messaggio di saluto e di auguri a tutti i carabinieri salentini che con grande sacrificio e abnegazione svolgono quotidianamente il loro servizio a salvaguardia dei territori e a protezione dei cittadini che vivono nella diocesi e in ogni angolo della nazione. La sua preghiera per tutti i carabinieri e le loro famiglie, pronunciata dai luoghi santi della cristianità, si eleverà ancora più forte, sentita e ricca di emozioni.