Festa di Maria SS. del Pane: ritorno al… presente. Forse!

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Il punto di vista

Madonna del PaneSeduta al tavolo, intenta nei compiti scolastici, ad un tratto la giovanissima Elena sollevò lo sguardo per posarlo sull’immagine della Madonna con la Giovanna che custodisco gelosamente nel mio studio. Si voltò verso di me e con curiosità adolescenziale mi porse una semplicissima domanda che, però, mi lasciò sgomento:- perché la chiamate Madonna del Pane?

La ragazza notò subito il mio marmificarmi di fronte alla sua più che legittima richiesta. – Nessuno te lo ha mai spiegato? – le chiesi. Elena mosse la testa per dire di no, forse vergognandosi di proferirlo apertamente a voce. – Tranquilla, – aggiunsi, comprendendo il timore che prova un adolescente di fronte a qualcosa di cui non sa – non sei la prima a farmi la stessa domanda. – E ponendo attenzione ascoltò con curiosità il mio racconto circa la miracolosa apparizione della Madonna avvenuta a Novoli nel 1707.

Cara Elena, in questi prossimi giorni forse vivrai con maggiore coscienza il culto, la devozione e la festa della nostra protettrice, così come lo vivevamo noi da fanciulli, dopo il racconto dei nostri nonni. Forse parteciperai alle novene, o forse a qualche messa e, se forse te lo spiegheranno ulteriormente (e spero senza rimproveri dal pulpito!) avrai modo di comprendere la bellezza di questa devozione mariana in cui il nostro paese, già denominato Sancta Maria de Novis, fonda e affonda le sue radici. Forse alla fine della celebrazione ti accosterai ai piedi dell’altare “eretto dagli avi nostri” per ricevere un panino lì per lì benedetto. Avvicinati, ma senza foga perché il pane materiale, grazie al cielo, non manca sulle nostre tavole, ma procedi lentamente e, con devozione, ricevilo tra le tue giovani mani, ricorda quanto accaduto, mangiane un pezzo recitando un Ave… e poi, Giovanna del 2013, ricordati di raccontare alle future generazioni ciò che hai vissuto, ciò che già vogliono sapere.

Forse parteciperai alla solenne processione che, serpentineggiando al tempo di marcia sinfonica e al continuo quanto inopportuno e fastidioso vociare tra le vie cittadine addobbate a festa, ti condurrà in piazza dove, attorno al bellissimo simulacro della nostra patrona si stringerà tutto il paese per omaggiarla col tradizionale canto del Salve Regina. Ti prego: in quel momento non pensare ad altro. Fai silenzio in te e intorno a te, e unisciti al melodioso e tradizionale canto, antico ma sempre nuovo, con il quale vogliamo riconoscere Madre e Patrona nostra Maria Santissima del Pane.

Forse non lo sai, ma si tratta di una tradizione che, sorta nel 1899, è stata così tutelata dai nostri antenati concittadini tanto da non smarrirla nel corso di questo secolo, ma ha proseguito lungo la strada della storia rinnovandosi, presentandosi in una nuova veste, cercando però di conservare sempre lo stesso fascino e lo stesso momento d’attesa prima e di festa poi, nonostante i capricciosi e futili lamenti di chi, volendosi erigere a rinnovatore delle tradizioni, purtroppo confonde la lettura tra le righe della nostra storia con la semplice lettura di una lastra radiologica.

Forse andrai su e giù tra le due piazze, incontrerai volti conosciuti ma anche nuovi: è il vecchio che cede la staffetta della tradizione e della devozione al nuovo che avanza. Condividi con loro la gioia del ritrovarsi e dello stare insieme, in piazza, luogo di appuntamenti, incontri e scontri per tutto l’anno, ma centro e cuore del paese. Forse parteciperai alla cocente processione della domenica mattina insieme ad altri novantotto per accompagnare la Madonna in chiesa madre e forse continuerai il pellegrinaggio lunedì sera per riportare il venerato simulacro nel suo santuario. Non importa: sopporta e cammina con Maria in questo pellegrinaggio terreno verso la meta celeste.

Non badare alle luminarie, ai loro colori, all’intensità della luce che promanano, alla loro altezza: c’è crisi! Ma non è quella economica perché, sai benissimo, che un contributo di dieci euro in più non mina il tenore di vita di una famiglia. È crisi dei valori, del senso di fede, devozione e tradizione in un paese dove tutto ormai va freddandosi, in particolare questa devozione mariana. E non attribuire le colpe di questa situazione al Comitato, costituitosi in extremis a metà maggio… Il degrado di una festa ultratrecentennale è direttamente proporzionale all’interesse che autorità religiose e civili prepongono nei confronti di una significativa tradizione che puntualmente, forse grazie al cielo, fino ad oggi si è proposta ogni anno.

Cara Elena, vorrei che tu comprendessi che la festa civile è consequenziale alla festa religiosa. Se chi è vocato alla salvezza delle anime non trasfonde la devozione e il culto alla Madonna del Pane nelle nuove generazioni e non rispetta le tradizioni religiose di un paese è lapalissiano che chi, invece, è vocato alla cosa pubblica non mostri tutto l’interesse possibile affinché si riporti in auge una festa che per bande, luminarie e cantanti richiamava forestieri e turisti da ogni dove.

È tutto lapalissiano! È lapalissiana la scarsa partecipazione di fedeli alle sante messe del novenario; è lapalissiano che, come accaduto lo scorso anno, alla fioca luce di piazza Aldo Moro, alle comari non importi nulla dell’evento e del significato della Salve Regina, e continuino a parlare di cucina e cucito  anche lì sotto la cassarmonica, dopo una lunga processione, contrariamente a quanto accade nei paesi viciniori dove il canto dell’inno coinvolge ed emoziona grandi e piccini il cui assordante silenzio di quel momento ti porta oltre i romantici tre metri sopra il cielo… È lapalissiano che un sacro simulacro venerato da anni (anche da Mons. Minerva che non tagliava le teste alle “macinule” ma la lingua agli apostati) se ne venga da solo in chiesa madre in un’anonima e assolata domenica mattina di mezzo luglio, in fretta e furia per sfuggire alle calorose staffilate del solleone… È una consuetudine pre-conciliare e fuor di tempi che non sarebbe resistita nemmeno se vi fosse stato ancora il folto e dotto “Capitolo Novolese”.

Cara Elena, ti chiedo, perciò, di scoprire in te il senso della devozione e della tradizione.

Devozione e tradizione è conservare i propri valori senza “venderli”, rischiando di tradire sé stessi; devozione e tradizione è trasmetterli dal profondo del cuore con convinzione ed audacia pur mantenendo saggia moderatezza; devozione e tradizione è guardare oltre lo spazio e il tempo perché non hanno limiti; devozione e tradizione è tutto ciò che ci tiene vivi e per cui viviamo, senza differenza. Forse!!! 

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