Le fasciddre della vita

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«Il nonno dorme ancora, come ogni anno non può fare a meno di aspettare l’alba di fronte alla sua fòcara. Sentendo il rumore della serratura ho guardato la sveglia, ed è rientrato alle 6 questa mattina, volevo picchiarlo, ma nel dormiveglia, mi sono lasciata coccolare da una sua carezza, come ogni volta, quando rientra tardi». Italia era così, non aveva paura di esternare i sentimenti con nessuno, nemmeno con i nipoti. 

 Antonio fu svegliato dalla voce della moglie, che parlava con la ragazza. Era il 17 Gennaio; il giorno del suo compleanno e del suo onomastico, compiva 70 anni. Nella sua Novoli erano i giorni della festa patronale.

«Nonna, le abbiamo comprate noi le fasciddre te la focara per il nonno». Italia prese in mano la copia di quella rivista, che per antonomasia era il giornale della festa di San Antonio Abate. Si meravigliò, quando lesse che era il cinquantesimo anno della pubblicazione, di quel giornale che una volta era di quattro fogli, mentre ora era una rivista vera e propria. Sorrise perché le prime parole che si dissero, lei con quello che sarebbe diventato il compagno di una vita, le scambiarono proprio per quel giornaletto.

«Perché sorridi nonna?», chiese la nipote.

«I ricordi, piccola mia, i ricordi, fortunatamente riescono anche a strappare sorrisi. Questa rivista che tu mi passi oggi, esiste da cinquant’anni, io e il nonno ci siamo conosciuti e abbiamo iniziato a parlare, grazie a questo giornale».

La ragazza sorrise e ora era curiosa di ascoltare la continuazione della storia: «Dai nonna racconta». Sulle gote dell’anziana signora apparve una visibile emozione, ma continuò a raccontare:

« Erano mesi che il nonno a bordo della sua vespa gironzolava, passando e spassando  dalla via della mescia dove io insegnavo a cucire, e a mia volte cucivo. Da quando avevo otto anni frequentavo la casa della mescia Rita, una volta imparato il mestiere ero rimasta con lei ad insegnarlo alle altre, e cucivamo per tutto il paese».

«Nonna, il nonno com’era da giovane?».

«Il nonno era bello, bello ed educato, lui era andato a scuola e conosceva le buone maniere, è sempre stato un poeta il nonno»,  disse l’anziana signora. «Racconta nonna, racconta», ripeté la giovane.

«Eravamo verso la fòcara, che all’epoca veniva costruita in piazzetta Gaetano Brunetti, in paese, e tuo nonno era in compagnia dei suoi amici di sempre e mi vide. Era vestito a festa, aveva un costume blu, camicia bianca e la cravatta celeste, non lo dimenticherò mai. Lui sapeva tutto di me e io tutto di lui, ma facevamo finta di non sapere nulla. L’amore all’epoca era una scoperta, sempre e comunque una nuova emozione. Aveva le fasciddre della fòcara in mano e trovando il coraggio si avvicinò e disse: “ buongiorno signorina, vuole leggere le barzellette di questo giornale?”. Io arrossì mentre le mie amiche ridevano con la mano al viso. Provai grande vergogna quel giorno, anche se era nato un amore che sarebbe durato tutta la vita». La nipote abbracciò la nonna, mentre Antonio che origliava si lasciò andare ad una lacrima d’emozione. «Nonna ma la fasciddra che cos’è?», chiese in modo curioso la giovane ragazza. « La fasciddra è  una favilla che si trasforma in un attimo in una scintilla e si spegne… Quelle della fòcara sono provocate dal rogo delle sarmente, si liberanotra il fuoco e il fumo». La ragazza annuì, qualche secondo di silenzio e la nonna disse: «Adesso ti faccio leggere una lettera che il nonno mi inviò quando era militare, lui rimase li tre anni e veniva solo due volte l’anno».

Italia dalla credenza prese un barattolo, aveva decine di lettere. Cercò e trovò quella che voleva, le sue mani tremavano quando con delicatezza aprì la vecchia busta, iniziò a leggere con voce rauca ed emozionata:

“ Perché l’amore è come una favilla, arde in un attimo e si spegne in una scintilla, l’amore è un insieme di miliardi e miliardi di faville… Guai quando l’eterno fuoco del sentimento non produrrà più faville… Guai a chi non riesce a vivere l’attimo… Quell’attimo in cui scoppia e diventa scintilla, luce e poi si spegne! Fai in modo amor mio di provocar insieme a me, sempre quelle faville”.

 

Quello scritto, su un foglio ingiallito che profumava di vecchio, liberò un effluvio di emozioni nella stanza; dopo averlo letto lo ripose nella busta e la conservò nel cassetto degli oggetti più cari! La giovane abbracciò la nonna e rimasero in silenzio per diversi minuti.

Antonio aveva ascoltato tutto, lui che viveva di emozioni e poesia, lui che aveva amato solo una donna, lui che aveva vissuto per la famiglia e nella famiglia, si guardò allo specchio e come per magia rivide quella festa del 1962. Come in un vecchio film si vide insieme con Mario, Giuseppe e Mimino ad ammirare i fuochi e le bancarelle, i commercianti, la fòcara enorme, che scandiva le ore di tutto l’anno, poi Italia e l’amore, quell’amore che ardeva da sempre, quell’amore che faceva faville e come diceva sempre :   face fasciddre! Chiuse gli occhi e ricordò il primo bacio a sua moglie e la prima poesia che le scrisse:

Con il tuo sorriso io costruisco il paradiso… mi basta vedere il tuo viso mi perdo nei tuoi occhi neri e dimentico i dispiaceri. Sogno una semplice carezza mi accontento di ammirar la tua bellezza.

Con gli occhi pieni d’emozione si vestì, fece il nodo alla cravatta e fu pronto per la sua festa. Festeggiava un nuovo compleanno, un nuovo Sant’antoni te le fuecu e pensò che «non si è mai troppo vecchi per sperare di campare ancora un anno». I microfoni della chiesa erano pieni dalla voce dell’arcivescovo che celebrava sul sagrato, era a pochi metri dall’abitazione. Si respirava quell’aria fantastica come solo in quei giorni accadeva. Uscendo dalla stanza ricevette gli auguri da parte di tutti. Prese Le fasciddre della fòcara e le aprì leggendo la sua poesia, l’ennesima pubblicata su quel giornale:

 

 

Pochi poeti in giro e molti attori poche persone vere e tanti millantatori… Attori, cretini e buttafuori, a toglier il colore anche a mille fiori

La poesia dei poeti è un dono, sono semplici apoforeti è un pensiero e non una bugia della vita reale è analogia

A regalar pensieri semplici frasi che scolpiscono l’anima come cataclasi… non maschere d’attore e bugie raccontate come effigie…

il mondo ha bisogno di sogni e d’amore ha bisogno di un poeta, non attore ne abbindolatore.

Gli anni passano inesorabili per tutti, sia per gli ottimisti che per i pessimisti, ma leggendo quel giornale, fatto anche di poesie e di barzellette, Antonio rafforzò la sua idea:

«Il mondo ormai triste, può essere salvato solo da una poesia e da un sorriso… tutto il resto è noia, e la noia fa invecchiare!».

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